Novelle (Sercambi)/Novella XLIII

Novella XLIII

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XLIII


I>ta la brigata a posare colla piacevole novella ditta di quella donna onesta, e la mattina levati andarono alle perdonanze ordinate e ’l preposto visitando le fortezze di Roma e ’l bel castello di Santangelo e ’l Culiseo et i belli monticelli forti; e tanto cercò che il giorno fu passato.

E venuta l’ora della cena, cenarono, e doppo cena disse il preposto: «Oh, quanto dimostra Roma esser fatta potente ad aver sì forti siti! E non è meraviglia se in tal terra dimoravan sì fatti signori come il papa e lo imperadore». E voltosi a l’altore, disse che dicesse la novella ordinata tanto che si vada a dormire. Al quale l’altore disse che fatto sarà; e voltòsi alla brigata dicendo;


DE CASTITATE

Di Lucrezia, moglie di Bruto principe di Roma, come
s’ammazzò.


A>nticamente Roma era ripiena d’oneste e caste donne, infra le quali che in Roma fusse nomata di castità fu una venerabilissima donna nomata madonna Lucrezia, bellissima e di gentile sangue romano nata e moglie di uno de’ principi delle milizie di Roma nomato Bruto. Che, essendo tale marito e principi andato in servigio del comune di Roma a conquistare contra alcuni ribelli di Roma lassando la sua donna Lucrezia in Roma, divenne che uno nomato Larino — figliuolo di Tarquinio Superbo, magior del dominio di Roma — , il quale Larino, avendo sentito e veduta la bellezza di Lucrezia e saputa la sua onestà, pensò lei avere per [p. 204 modifica]amore o vero per forza; e con più modi pensò venire a l’effetto del suo pensieri, e niente li valea.

E parendo a Larino lo ’ndugio pena, dispuose una sera di notte entrarli in casa; e così fe; E preso uno famiglio di Lucrezia il quale con Bruto era stato molto tempo, lealissimo e fedele, et andato innella camera solo il ditto Larino lassando il famiglio in sala a guardia de’ suoi famigli che menati avea — e perch’era figliuolo del signore di Roma, il ditto fante stava per paura cheto — , e giunto in camera, Lucrezia disse: «Larino, che vuol dire che di notte a sì fatt’ora se’ venuto a una onesta e casta donna? Non mi pare che sia ben fatto, e pertanto ti dico che di casa ti parti per lo tuo e mio onore». Larino, ch’avea mal pensieri, manimettendola per volere isforzarla, Lucrezia dinegando, intanto che Larino niente di sua intenzione può avere.

E vedendo non poterla aver per quel modo, fe’ il famiglio preso mettere in camera, e disse: «Or m’intendi, Lucrezia, quello ti dirò: se tu aconsenti a me, giamai tal cosa non si apaleserà». Lucrezia disse: «Tu m’ucciderai prima che io a te consenta». Larino disse: «Et io ti dico che se non aconsenti, io nuda innel letto t’ucciderò, e nudo al lato a te porrò questo tuo famiglio, e simile ucciderò e poi farò dire: ’ Odi, che Lucrezia, ch’era tenuta sopra tutte le donne romane casta, è stata trovata col suo fante innel letto abracciati nudi, e uno parente di Bruto li ha amendue uccisi’. E per questo modo serà vituperata la tua fama». E preso il famiglio per ispogliarlo, tenendo la spada nuda in mano, Lucrezia pensa quello ha ditto, e simile il suo buon nome esser perduto. Non curandosi tanto della persona quanto del suo buon nome, deliberò aconsentire, con uno proponimento assai terribile, come udirete.

Avendo Larino auto per tal modo Lucrezia e partitosi, Lucrezia, sentendo che Bruto suo marito avea avuto vittoria d’alquante battaglie, acciò che non andasse più avante li mandò a dire li piacesse <tornare>. Bruto, che amava Lucrezia quanto sé, pensò: «Per certo qualche difetto arà». E avuto licenzia di tornare, tornò. E come Lucrezia sentìo che Bruto suo marito tornava, subito vestita di bruno innella camera l’aspettò. [p. 205 modifica]

Bruto, come fu giunto a Roma, andò al senato notificando che <dopo> la vittoria era venuto a Roma. E poi, domandato d’andare a casa sua li parenti di Bruto e quelli di Lucrezia in gran moltitudine (però, com’è ditto, erano de’ magiori principi di Roma), e giunti in sala, Lucrezia aperta la camera e di nero vestita, con uno coltello nudo in mano si fe’ contra al marito. Lo marito e li altri vedendo Lucrezia in quella forma, meravigliandosi dissero: «Or che è questo?» Lucrezia disse: «Bruto marito mio, la tua gentilezza e nobiltà non si dé a una meretrice acostare». Bruto disse: «Che è quello che io t’odo dire? Dimmi quello ch’è la cagione che tali parole hai ditte». Lucrezia contò tutto ciò che Larino malvagio li avea fatto, e il modo: «Per la qual cosa ti dico a te et a tutti li miei parenti e’ tuoi: poi che la mente non aconsentìo a peccare, che di questa mente vendetta facciate; e perché la carne n’ebbe alcuno piacere, questa mano ne farà la vendetta». E con quello coltello innel petto si diè per modo che subito morta cadde.

Lo marito e’ parenti di Lucrezia, fatti certi che Larino così avea fatto e veduta Lucrezia morta, subito richiesti loro amici e parenti et armatisi, a romore andarono al palagio di Tarquinio Superbo, la u’ trovarono Larino; e datoli molti colpi, l’uccisero. E poi il padre, scacciato di signoria, di Roma con tutti i suoi <si partìo>. E per tal modo Lucrezia fu vendicata.

Ex.º xliii.