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XLIII


I>ta la brigata a posare colla piacevole novella ditta di quella donna onesta, e la mattina levati andarono alle perdonanze ordinate e ’l preposto visitando le fortezze di Roma e ’l bel castello di Santangelo e ’l Culiseo et i belli monticelli forti; e tanto cercò che il giorno fu passato.

E venuta l’ora della cena, cenarono, e doppo cena disse il preposto: «Oh, quanto dimostra Roma esser fatta potente ad aver sì forti siti! E non è meraviglia se in tal terra dimoravan sì fatti signori come il papa e lo imperadore». E voltosi a l’altore, disse che dicesse la novella ordinata tanto che si vada a dormire. Al quale l’altore disse che fatto sarà; e voltòsi alla brigata dicendo;


DE CASTITATE

Di Lucrezia, moglie di Bruto principe di Roma, come
s’ammazzò.


A>nticamente Roma era ripiena d’oneste e caste donne, infra le quali che in Roma fusse nomata di castità fu una venerabilissima donna nomata madonna Lucrezia, bellissima e di gentile sangue romano nata e moglie di uno de’ principi delle milizie di Roma nomato Bruto. Che, essendo tale marito e principi andato in servigio del comune di Roma a conquistare contra alcuni ribelli di Roma lassando la sua donna Lucrezia in Roma, divenne che uno nomato Larino — figliuolo di Tarquinio Superbo, magior del dominio di Roma — , il quale Larino, avendo sentito e veduta la bellezza di Lucrezia e saputa la sua onestà, pensò lei avere per