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novella xliii 205


Bruto, come fu giunto a Roma, andò al senato notificando che <dopo> la vittoria era venuto a Roma. E poi, domandato d’andare a casa sua li parenti di Bruto e quelli di Lucrezia in gran moltitudine (però, com’è ditto, erano de’ magiori principi di Roma), e giunti in sala, Lucrezia aperta la camera e di nero vestita, con uno coltello nudo in mano si fe’ contra al marito. Lo marito e li altri vedendo Lucrezia in quella forma, meravigliandosi dissero: «Or che è questo?» Lucrezia disse: «Bruto marito mio, la tua gentilezza e nobiltà non si dé a una meretrice acostare». Bruto disse: «Che è quello che io t’odo dire? Dimmi quello ch’è la cagione che tali parole hai ditte». Lucrezia contò tutto ciò che Larino malvagio li avea fatto, e il modo: «Per la qual cosa ti dico a te et a tutti li miei parenti e’ tuoi: poi che la mente non aconsentìo a peccare, che di questa mente vendetta facciate; e perché la carne n’ebbe alcuno piacere, questa mano ne farà la vendetta». E con quello coltello innel petto si diè per modo che subito morta cadde.

Lo marito e’ parenti di Lucrezia, fatti certi che Larino così avea fatto e veduta Lucrezia morta, subito richiesti loro amici e parenti et armatisi, a romore andarono al palagio di Tarquinio Superbo, la u’ trovarono Larino; e datoli molti colpi, l’uccisero. E poi il padre, scacciato di signoria, di Roma con tutti i suoi <si partìo>. E per tal modo Lucrezia fu vendicata.

Ex.º xliii.