Notizie sulla Guerra della Indipendenza d'Italia (Monitore Toscano)/Descrizione del combattimento di Palestro

Descrizione del combattimento di Palestro,
e prime fazioni militari

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Descrizione del combattimento di Palestro,
e prime fazioni militari
N. LXIII N. LXIV

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Torino 7 Giugno

Monit. N. 140

Descrizione del combattimento di Palestro,
e prime fazioni militari.


Il giorno 28 del mese di maggio prossimo passato il maresciallo Baraguay d’Hilliers e il generale Mac-Mahon erano in prima linea sulla destra del Po occupando Voghera, Casei, Castelnuovo Scrivia e Sale; il maresciallo Canrobert a Pontecurone; il generale Niel a Bassignana e Valenza; la Guardia Imperiale in Alessandria. L’esercito Sardo colla divisione Cucchiari guardava il Po da Monti a Frassinetto, colle divisioni Fanti, Durando e Cialdini guardava la Sesia a Gazzo, Motta dei Conti, Caresana, Pezzana, Prarolo e Vercelli. La divisione Castelborgo stava in riserva metà in Casale e metà a Terranova.

Nel detto giorno 28 maggio il generale Cialdini si accampò sulla sinistra della Sesia, mentre il Genio francese con alcuni nostri Pontieri metteva mano alla costruzione di altri due ponti in cavalletti. Intanto la fanteria del maresciallo Canrobert era trasportata per la ferrovia a Casale, dove pur si recavano con una marcia forzata la cavalleria ed i bagagli.

Il dì seguente 29 le divisioni Fanti, Durando e Castelborgo andavano a Vercelli, rimanendo la divisione Cucchiari alla guardia [p. 42 modifica]di Casale. A Casale giungeva nello stesso giorno la Guardia Imperiale ed il generale Niel, mentre alla stessa volta si avviavano con una lunga marcia dalle loro posizioni rispettive le divisioni Mac-Mahon e Baraguay d’Hilliers.

Il mattino del 30, quantunque un solo dei ponti fosse terminato, le divisioni piemontesi che erano a Vercelli varcarono la Sesia, e si volsero, Fanti su Confienza, Durando su Vinzaglio e Castelborgo su Casalino, mentre Cialdini moveva su Palestro.

Il disegno era che Fanti, ripiegandosi su Vinzaglio, lo facesse sgombrare sicchè Durando vi penetrasse senza combattimento e quindi ripiegasse alla sua volta sopra Palestro per agevolarne l’occupazione a Cialdini.

Ma ostacoli che non si poterono prevedere, ritardarono di molto la marcia della divisione Fanti, sicchè questa parte del disegno mancò, e Cialdini e Durando dovettero superare le posizioni colla bravura delle loro truppe, lo che fecero con esito fortunatissimo.

L’uscita nostra da Vercelli e la nostra marcia a destra aveva a scopo di mascherare il movimento dei Francesi e di far credere al generale nemico che intenzione nostra fosse di assalirlo di fronte nelle sue ben munite posizioni di Mortara.

Intanto il generale Niel era venuto a Vercelli, passava lo stesso giorno 30 la Sesia, [p. 43 modifica]ed occupava Borgo Vercelli spingendo la sua vanguardia fino ad Orfengo. Il maresciallo Canrobert si recava a Prarolo, e appena Palestro fu in nostro potere, si accinse a gettare tre ponti sulla Sesia per venirsi a collocare dietro di noi e sfilare poscia su Novara.

Poco mancò che il disegno andasse in quel giorno fallito, e la posizione nostra sulla sinistra della Sesia si facesse pericolosa; imperocchè, cresciuta in breve ora per la dirotta pioggia a dismisura la Sesia, essa ruppe uno dei ponti, minacciò di rompere l’altro, e rese difficilissimo il collocamento di altri tre ponti stati ordinati dal maresciallo Canrobert a Prarolo, cosicchè un solo di essi potè condursi a termine. Per fortuna la pioggia cessò e l’acqua diminuì alquanto il mattino del 31, in guisa che il passaggio delle truppe potè continuare.

Per mantener sempre più in errore il nemico e proteggere anche meglio il passaggio delle truppe francesi noi dovevamo il 31 occupare Robbio che sapevasi fortemente difeso dagli Austriaci. Giulay informato invece dell’intenzione di Canrobert di passare a Prarolo determinò di impedircelo attaccando Palestro con un corpo poderoso. Dai prigionieri si potè conoscere che in linea vi erano tre brigate, lo chè fa supporre che un’altra e più probabilmente due fossero in riserva e perciò il [p. 44 modifica]corpo assalitore ascendesse a 20 o 25 mila uomini. Se è così il generale nemico dimostrò irresolutezza, imperocchè avendo forze numerosissime fra l’Agogna ed il Ticino avrebbe dovuto attacare Palestro con settanta od ottanta mila uomini, il che ci avrebbe posti in gravissimo imbarazzo. Il fatto è che le forze da lui impiegate si trovarono insufficienti e che l’attacco fu anche tardivo in quanto che all’ora che si udirono le prime fucilate, le divisioni Renault e Trochu del corpo Canrobert erano già passate e non rimaneva più a passare che la divisione Bourbaki, la quale secondo tutte le probabilità avrebbe avuto tempo di sfilare prima che gli Austriaci riuscissero a forzare Palestro.

Mentre adunque gli Austriaci ci tenevano così con due brigate seriamente occupati di fronte, tentavano con una terza brigata di girare sulla nostra destra per arrivare su Palestro prima che le nostre truppe, le quali erano in battaglia fuori del villaggio, vi si potessero ritirare.

Con notevole tenacità il generale Sabo per la Strada che da Rosasco mette a Palestro si avanzò contro il roggione Sartirana. Per venire a noi, egli non vi trovava che un piccolo ponte in muratura all’edifizio che serve a prendere le acque innalzate colla chiusa Sartirana.

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Egli vi fece passare tutta la sua brigata, l’artiglieria compresa, indi passò a guado la Sesietta e venne a collocarsi sulla nostra destra all’altezza di Palestro facendo fronte al cavo Scotti.

La divisione Cialdini faceva fronte verso Robbio su tre linee perpendicolari alla strada che da Palestro mette al detto villaggio di Robbio. La prima linea era al Cavetto della Cascina di S. Pietro. La seconda era nel movimento di terra che stà fra il detto Cavetto ed il villaggio, e le riserve erano presso al villaggio. A destra, oltre il cavo Scotti, non vi erano che poche compagnie di avamposto, le quali naturalmente furono in breve forzate a ritirarsi. Ma l’attacco non si limitò alla sola colonna del generale Sabo, imperocchè un’altra colonna si spinse sulla Cascina S. Pietro e profittando dei ponti che vi esistono sulla roggia Gamara e sul cavo Scotti vennero a sboccare alle spalle della nostra prima linea posta al Cavetto della Cascina S. Pietro, e dopo averla forzata a ritirarsi presero di sbieco coi loro tiri la seconda linea. L’animo non venne meno ad alcuno dei nostri capi. Il Re fece invitare il 3° reggimento Zuavi a recarsi in battaglia sulla nostra destra. Cialdini fece avanzare il 7° battaglione bersaglieri, ed il 16° reggimento fanteria. Queste truppe si trovarono schierate fra il cavo Scotti [p. 46 modifica]e la Sesietta. I Zuavi, deposti li zaini a terra, si avanzarono animosi; i Tedeschi, appena li videro, si diedero alla fuga; i Zuavi ed i nostri gl’inseguirono passando a guado la Sesietta e li incalzarono fino al roggione Sartirana. Ivi non rimaneva altra ritirata ai fuggenti che il piccolo ponte all’edifizio di presa d’acqua. Molti tentarono di salvarsi gettandosi nell’acqua e vi rimasero annegati, molti furono uccisi alla bajonetta ed un buon numero fu preso prigioniero. Si è in questo movimento che otto cannoni caddero in mano agli alleati. Nel medesimo tempo la cascina S. Pietro era ripresa, e tutta la linea si avanzava alla bajonetta prendendo sulla fronte le posizioni del mattino.

Questo è il brillantissimo combattimento di Palestro, nel quale i Zuavi ci resero un segnalato servizio per l’impeto con cui effettuarono il lora attacco, impeto che si comunicò ai nostri e sconcertò i nemici.

Durante il combattimento a Palestro, Canrobert terminava il passaggio della Sesia a Prarolo, e intanto il generale Mac-Mahon usciva da Vercelli.

Il domani, 1° giugno, le truppe francesi continuavano il loro movimento, cosicchè il 2 i generali Niel, Mac-Mahon, Baraguay d’Hilliers a la Guardia Imperiale erano coll’Imperatore a Novara ed un’avanguardia era [p. 47 modifica]spinta da un lato contro il ponte di Buffalora, dall’altro al passo di Turbigo.

Il 3 l’esercito sardo e Canrobert spingevano a Galliate e Trecate, e Mac-Mahon con una divisione della Guardia Imperiale passavano il Ticino.