Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono/Capitolo VIII/Grue Francesco Saverio

Capitolo VIII - Grue Francesco Saverio

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GRUE FRANCESCO SAVERIO.

Da un altro ramo della famiglia Grue ebbe origine Francesco Saverio, che nacque da Giovanni e da Geltrude Amicucci il dì 12 maggio del 1720. Dopo aver appresi i rudimenti del disegno sotto la guida e disciplina del padre; questi essendo mezzanamente istruito nell’arte che professava, nel vedersi vantaggiare dal [p. 95 modifica]suo figliuolo e discepolo, senza por tempo in mezzo, lo inviò in Roma. Quivi perfezionatosi negli studi del disegno, dopo non molto tempo fece ritorno in patria: dove applicatosi alla pittura in maiolica, venne ben presto in fama di valente. E sarebbe sicuramente pervenuto all’ultima cima della perfezione, se dalla morte non fosse stato còlto troppo immaturamente. Giunto appena al mezzo del cammino di sua vita, colpito di apoplessia, rese l’anima a Dio nel 1755, il dì 17 dicembre.

Le pitture di Francesco Saverio Grue rappresentano storie, costumi e scene di famiglia: esse sono stimate dagl’intendenti per la facilità e morbidezza del pennello, e per l’espressione delle figure. Faceva molto uso del giallo, e non soleva, per quanti lavori io abbia veduti di sua mano, apporre il proprio nome alle sue opere: solo ho letto il suo nome scritto a penna nel rovescio di alcune maioliche, dove forse vi fu scritto da chi ne fece l’acquisto. Quasi tutte le maioliche dipinte che si posseggono in Teramo dagli eredi della famiglia de Santi di Castelli, son di questo artista: dappoichè ho scorto da alcune memorie, che questo pittore dipinse per conto di detta casa quattro anni interi, per grana venticinque al giorno e le spese. Non cercava altro compenso che quanto gli bastava a vivere modestamente: tanta virtù seppe congiungere al suo valore nell’arte! lo conservo di lui due leggiadri piatti di circa mezzo palmo di diametro. In uno è figurato Cristo deposto dalla Croce, sostenuto da Giuseppe e da Nicodemo in quello che le pie donne stanno tutte intente a [p. 96 modifica]lavar le ferite di Lui. Nell’altro vedesi un costume di zingari in viaggio; va innanzi un uomo armato di bastone, a cui stan sospesi alcuni polli; i quali ti fan subito correre alla mente le arti usate da que’ furfanti nel rubare quelle povere bestiole. Vengono appresso due donne, che per difendersi dal freddo, portano sulle spalle le coperte del letto a foggia di manti: esse cavalcano due giumenti gravi per gli anni, che per soprappiù son dannati a portare le masserizie di quella famiglia vagabonda. L’una giovane di aspetto, è con istudio acconciata; sul medesimo animale sta in groppa un fanciulletto, che fermo si tiene alle vesti di lei. L’altra con i capelli incolti e mal in arnese tiene stretto al seno un figliuoletto. La carnagione, le arie de’ volti, e le fogge di vestire danno molta verosimiglianza a questo dipinto. Parecchi graziosi puttini che intrecciano corone, formano un bellissimo ornato a questi due tondini.