Nigella, o ch'io vaneggio
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Là 've tra suoni e canti | O gentil Ferdinando | ► |
LXXXVIII
Che non si lascerà adescare ad amare.
Nigella, o ch’io vaneggio,
O che per certo io veggio
Certi risi novelli
Accesi, infiammatelli,
5Onde dimostri fuore
Un non so che del core:
Chi fosse meno esperto
Estimeria per certo
Quei risi di beltate
10Esser qualche pietate;
Ma me non tireranno
Quei risi in tanto inganno.
Se per li rai lucenti
Di quei begli occhi ardenti,
15Nigella, mi giurassi,
Che tu tantino amassi;
Ed io, per gli occhi miei,
No, non tel crederei:
Ridete, e sorridete,
20Care stelluzze liete,
Che io veramente il giuro,
Di voi son ben sicuro,
Ben so quale scogliuzzo
Di superbo orgogliuzzo
25Vi si nasconde in seno,
E so di che veneno
L’anima ei pascete:
Ridete, e sorridete,
Che io veramente il giuro,
30Di voi son ben sicuro.
Ben vedrò volentieri
I crin tra biondi, e neri
Lucenti a meraviglia,
E sotto le due ciglia
35L’un occhio, che sfavilla,
E l’altro, che scintilla,
Soli vivaci, e veri;
E vedrò volentieri
Le rose porporine
40Sulla guancia di brine:
Ma che io riscaldi il core
Giammai del vostro amore,
Sicchè io spiri un sospiro,
O che io senta un martiro,
45Giammai nol vederete:
Ridete, e sorridete,
Che me mai non porranno
Quei risi in tanto affanno.