Nigella, o ch'io vaneggio

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Nigella, o ch’io vaneggio Intestazione 4 agosto 2023 75% Da definire

Là 've tra suoni e canti O gentil Ferdinando
Questo testo fa parte della raccolta Canzonette di Gabriello Chiabrera


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LXXXVIII

Che non si lascerà adescare ad amare.

Nigella, o ch’io vaneggio,
     O che per certo io veggio
     Certi risi novelli
     Accesi, infiammatelli,
     5Onde dimostri fuore
     Un non so che del core:
     Chi fosse meno esperto
     Estimeria per certo
     Quei risi di beltate
     10Esser qualche pietate;
     Ma me non tireranno
     Quei risi in tanto inganno.
     Se per li rai lucenti
     Di quei begli occhi ardenti,
     15Nigella, mi giurassi,
     Che tu tantino amassi;
     Ed io, per gli occhi miei,
     No, non tel crederei:
     Ridete, e sorridete,
     20Care stelluzze liete,
     Che io veramente il giuro,
     Di voi son ben sicuro,
     Ben so quale scogliuzzo
     Di superbo orgogliuzzo
     25Vi si nasconde in seno,
     E so di che veneno
     L’anima ei pascete:
     Ridete, e sorridete,
     Che io veramente il giuro,
     30Di voi son ben sicuro.
Ben vedrò volentieri
     I crin tra biondi, e neri
     Lucenti a meraviglia,
     E sotto le due ciglia
     35L’un occhio, che sfavilla,
     E l’altro, che scintilla,
     Soli vivaci, e veri;
     E vedrò volentieri
     Le rose porporine
     40Sulla guancia di brine:
     Ma che io riscaldi il core
     Giammai del vostro amore,
     Sicchè io spiri un sospiro,
     O che io senta un martiro,
     45Giammai nol vederete:
     Ridete, e sorridete,

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     Che me mai non porranno
     Quei risi in tanto affanno.