Là 've tra suoni e canti
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Dolcissima Terilla | Nigella, o ch'io vaneggio | ► |
LXXXVII
Per la signora Elena Pavese
Là’ve tra suoni e canti
Il cor di mille Amanti
Erano fiamma e gelo,
Donna scesa dal cielo
5Leggiadramente apparse,
E co’ begli occhi ell’arse
Ogni alma ed ogni petto.
Nuovo sommo diletto
Fu rimirarle intorno
10Il ricco abito adorno:
Era la bella veste
Qual nuvolo celeste
Che fiammeggi lacente
A’ rai dell’Oriente,
15Dal bel collo gentile
Pendeva aureo monile,
Dall’orecchie di rose
Due perle prezïose;
Ma sulla chioma d’oro
20Era vario lavoro
Di rubini e smeraldi.
Tal ne’ mesi più caldi
Sull’onda cristallina
D’una calma marina
25Splender veggiam la Luna
Entro la notte bruna:
Ma non le parve assai
L’ardor di sì bei rai,
Che fra cotanto lume
30Erse cimier di piume,
Che in alto si scuotea,
E in alto risplendea.
Fama par, che ci scriva,
Che l’Aïrone schiva
35La tempesta, e la pioggia,
Onde volando ei poggia
Oltra le nubi oscure,
Per far l’ali sicure
Dall’orride procelle:
40Ma se fra l’auree stelle
Volse talora alzarsi,
Cessi di ciò vantarsi,
Poi fece su quei crini
Soggiorni più divini.
45Dunque sì fatta apparse
La bella Donna, ond’arse
Ogni alma, ed ogni petto:
Amor, quasi valletto,
Ivale innanzi altero,
50Rischiarando il sentiero
Di sovraumano ardore:
Io come vidi Amore,
Così me l’appressai,
E così favellai:
55O re, tra le cui schiere
Fu mio sommo piacere
In sul fiorir degli anni
Soffrir guerre, ed affanni.
Da che ciel, da che parte
60Tanta beltà si parte?
Perchè vien ella? E come
Fra noi si chiama a nome?
Ei mi rispose, Elena.
le l’ebbi inteso appena,
65Che fervido gridai:
O fortunati guai!
O felice ventura
Delle Trojane mura!
O sangue ben versato
70Di tanto Mondo armato!
Mentr’io così dicea
Amor ne sorridea;
Indi così rispose:
Quale istoria di cose
75Bugiarde, ed infelici
Ora racconti, e dici?
Non fu bellezza viva
Quella d’Elena Argiva:
Parnaso, ed Ippocrene
80A dimostrar quai pene,
Quai sospiri, quai pianti
Porgano rei sembianti,
E perfide fattezze
Finsero tai bellezze.
85Io, perchè il mondo veggia
Come onorar si deggia
Una vera beltate,
E come fortunate
Sian le fiamme cocenti
90Di due begli occhi ardenti,
Allor che gli governo,
Dall’alto ciel superno
Costei scorgo, in cui luce.
Quant’ebbi mai di luce.