Nicarete ovvero La festa degli Alòi/Atto unico/Scena nona

Atto unico

Scena nona

../Scena ottava ../Scena decima IncludiIntestazione 25 aprile 2023 100% Teatro

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SCENA IX.

PROTOMACO e NICARETE.


Nicarete.

(resta in piedi rimirandosi con civetteria in uno specchietto a mano e aggiustandosi la collana. Protomaco, uscito Tucrito, corre a lei con voce soffocata, supplichevole)

Protomaco.

E ti sembra che io voglia durare a questo supplizio?

Nicarete.

(aria ingenua)

Di che?

Protomaco.

(supplichevole, ansio, con voce rotta)

No... no... non parlarmi così... Io ti ho letto nell’anima. Tu non sei quel che ora ti mostravi con lui. Tucrito mi ha detto... mi ha detto tutto... Perdonami, Neera, perdonami!!...

Nicarete.

(con indifferenza)

Ma io ti ho già perdonato... Non te l’ho detto? [p. 47 modifica]

Protomaco.

(c. s.)

No, no, non è quello il perdono che io voglio... Se tu sapessi quante volte imprecai a un minuto di collera cieca! Quante volte t’ho ancora chiamata ne’ sogni!... Ma tu eri scomparsa... e oggi ti ritrovo fatta più bella dal fascino della sventura...

Nicarete.

(continuando a guardarsi nello specchio)

Ma io non sono sventurata...

Protomaco.

(c. s.)

Non dirlo così... con quell’accento! Non parlarmi così... Vedi il sole laggiù come si tuffa nel mare e indora la vetta dell’Acrópoli... Quante volte, a quest’ora, nella nostra casetta, là, al Pireo, si stava abbracciati a vederlo coricarsi nelle onde, mentre la brezza portavaci le fragranze degli orti e i rumori lontani di Atene! Laggiù è la piccola casa romita, oggi triste, squallida senza di te: invano i boschetti le mandano profumi, poichè più non la rallegra il tuo sorriso; là, là, tra il verde, è il piccolo altar delle Grazie, ove si andava il mattino...

Nicarete.

Storie vecchie!... Storie vecchie!... (dopo una pausa, come per ricordo di improvviso venutole) E... la macchia di giacinti nel viale c’è ancora? [p. 48 modifica]

Protomaco.

(ansio, incoraggiato)

Ancora... Ove si andava...

Nicarete.

(interrompendolo ancora)

E la statua del gruppo delle Grazie che aveva il naso rotto...

Protomaco.

(impazientito)

...lo ha ancora... ove s’andava...

Nicarete.

(ridendo)

Ah, ah, com’era buffa!... Pareva Socrate vestito da zitella...

Protomaco.

(supplichevole)

Via!... non ridere!... Se è vero che un dì mi hai amato...

Nicarete.

(seria, come richiamata al discorso)

Ah! sì!... questo sì!... molto!...

Protomaco.

Vedi!... è impossibile tu non senta lì in fondo una voce...

Nicarete.

(con serietà giocosa, posandosi la mano sul cuore, come in ascolto)

Dove?... qui?... uhm!... non sento niente! [p. 49 modifica]

Protomaco.

Neera!

Nicarete.

Dal momento che ti tradii per Nicarco!...

Protomaco.

No, no: Tucrito mi ha raccontato tutto... So tutto...

Nicarete.

E Tucrito ti ha detto la bugia. Nicarco fu proprio mio amante... e se io ti ho perdonato, è perchè anch’io un dì abbisognai di perdono... e non l’ebbi... Io ti tradii con Nicarco: vedi che se anch’io lo bramassi (lo guarda con occhi maliardi) l’oblìo vero... tu non puoi accordarlo!... L’hai detto tu stesso...

Protomaco.

(Numi!...) (in preda a lotta interna ma affascinato sempre più dallo sguardo di Nicarete fisso nel suo, le si accosta, e dopo una pausa le volge la parola esitante, sottovoce) E se...

Nicarete.

(fissandolo con fascino)

Se... cosa?...

Protomaco.

(soggiogato guardandola avidamente, a voce bassa, lentissima, esitando)

E... se io... dimenticassi Nicarco?...

Nicarete.

(provocante, sorridendo)

Non potresti dimenticare Tucrito. [p. 50 modifica]

Protomaco.

(incalzante, con desiderio vie più acceso dal contrasto)

E se... dimenticassi Tucrito?

Nicarete.

(sorridendo)

Lui e l’Arconte si incaricherebbero di fartene ricordare.

Protomaco.

(con esaltazione crescente)

E se... per riaverti... un’ora sola... affrontassi e Tucrito, e la legge, e l’Arconte ed ogni cosa?

Nicarete.

Ah!... (dopo al prima esclamazione trionfante, facendosi nella voce e nello sguardo seriissima) Allora direi che la stoffa dell’uomo è ben vile, perchè non sa a tempo punir bene, e non sa a tempo perdonar bene! Eppure, vedi, non c’è di peggio, con noi donne, che far le cose a metà: noi donne amiamo anche ciò che ci castiga, ma a patto che abbia qualcosa di grande, di bello: che il castigo almeno parli alla fantasia... Mi hai ritenuta adultera... potevi uccidermi... era giusto e terribile in faccia agli uomini; ti avrei amato morendo: non l’hai fatto. Potevi perdonarmi; era sublime in faccia agli Dei; t’avrei amato vivendo: non l’hai fatto. Ti sei limitato ad umiliarmi prima, per desiderarmi ancora poi!... E di che fascino di sventura mi parli? Se io mi fossi sotto [p. 51 modifica]la sventura del ripudio accasciata, ne meneresti anche ora vanto. Perchè mi vi ribellai, mi rialzai, mi trovi ancora bella ed altera, la cupidine ti riassale. Sdegnavi di avermi se l’ombra solo di un sospetto mi offuscava: oggi, per riavermi, ti acconceresti con la memoria di dieci amori! Tanta bontà dopo tanto rigore!? Il tuo rigore fu troppo piccolo... la tua bontà vien troppo tardi!

Protomaco.

(guarda Nicarete in atto supplichevole, affascinato, soggiogato interamente dal lampo d’ira de’ suoi sguardi, dal volto acceso e nella collera bellissimo)

Neera!!...

Nicarete.

(trionfante d’ira e di bellezza)

Ah, tu mi guardi ora? N’è vero che i miei occhi dan lampi e che ti sembro bella nell’ira? N’è vero che anche colpevole vale la pena di amarmi? e che anche Venere ha tradito il suo sposo, eppure tiene seggio fra i Celesti?... Ma guardami!... ma guardami!... (lo fissa con isguardi ardenti. Sotto il fascino, Protomaco cade alle sue ginocchia)

Protomaco.

Neera!...

Nicarete.

(c. s.)

Hai tu soltanto gli occhi? ti par colpa sì orribile se così bella piacqui a Nicarco? [p. 52 modifica]

Protomaco.

(alle ginocchia di lei, ebbro di desiderio, cercando delle mani cingerle il fianco)

E se io ti dicessi che ti adoro anche così?...

Nicarete.

Ah!