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Protomaco.

(incalzante, con desiderio vie più acceso dal contrasto)

E se... dimenticassi Tucrito?

Nicarete.

(sorridendo)

Lui e l’Arconte si incaricherebbero di fartene ricordare.

Protomaco.

(con esaltazione crescente)

E se... per riaverti... un’ora sola... affrontassi e Tucrito, e la legge, e l’Arconte ed ogni cosa?

Nicarete.

Ah!... (dopo al prima esclamazione trionfante, facendosi nella voce e nello sguardo seriissima) Allora direi che la stoffa dell’uomo è ben vile, perchè non sa a tempo punir bene, e non sa a tempo perdonar bene! Eppure, vedi, non c’è di peggio, con noi donne, che far le cose a metà: noi donne amiamo anche ciò che ci castiga, ma a patto che abbia qualcosa di grande, di bello: che il castigo almeno parli alla fantasia... Mi hai ritenuta adultera... potevi uccidermi... era giusto e terribile in faccia agli uomini; ti avrei amato morendo: non l’hai fatto. Potevi perdonarmi; era sublime in faccia agli Dei; t’avrei amato vivendo: non l’hai fatto. Ti sei limitato ad umiliarmi prima, per desiderarmi ancora poi!... E di che fascino di sventura mi parli? Se io mi fossi sotto