Ne' suoi versi fedeli
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XIX
SI LODANO LE PITTURE SACRE
DI GIAMBATTISTA CASTELLO
Ne’ suoi versi fedeli
Già sull’arpa dicea l’Ebreo Cantore,
Che ci narrano i cieli
Le glorie del Signore;
5Qual maraviglia omai, poscia che ogni ora
Il pennel di tua man le narra ancora?
Tu spesso altrui dimostri
L’unica genitrice Verginella,
Quando dagli alti chiostri
10Le vien l’alta novella,
Allor che scese Dio quasi rugiada,
Che in puro velo distillando cada.
Spesso ancor rappresenti
Cinto di raggi nel mortal sembiante
15Fra mansueti armenti
Il sempiterno Infante,
Uscito dalla madre in su vil fieno,
Qual per lucido vetro il Sol sereno.
Ivi come l’avvolga
20Con man di rose in bei candidi lini,
Ivi come lo sciolga:
Ivi con gli occhi inchini
In atto umíl veggiam come l’adori:
Cotanta forza hai tu co i tuoi colori
25Ma pur qual de’ Celesti
Ti spirò nella mente il bel concetto,
Quando la ci pingesti
Col pargoletto al petto?
Dalla viva mammella il latte ei sugge;
30Ella il rimira, e per amor si strugge.
Ah tra più chiari lampi
Bella, che in ciel se ne risorga, Aurora;
Vaga Uliva ne’ campi;
Mirra, che eletta odora;
35Alto su’ gioghi di Sïon Cipresso,
Platano ombroso alle bell’onde appresso!
Ma donde ho ciglia acute,
Che m’affiso nel Sol, dove tu godi?
Debili labbra e mute
40Formeran tue gran lodi?
Troppo ardente desir certo mi spinse;
Dunque loderò lui, che ti dipinse.
Su rugiadose piagge.
Da’ varii fior che vago Aprile ha sparsi,
45Ape dolcezza tragge
Mirabile a gustarsi;
Ma tu Castello da color diversi1
Dolcezza, che è miracolo a vedersi.
Note
- ↑ Bernardo, il suo figlio Valerio e Giovambattista Castelli furono pittori genovesi di gran nome, non solo in patria, ma nell’Italia.