Oro, dolce diletto
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XVIII
PER S. FRANCESCO
Oro, dolce diletto
Del guardo, che ti mira,
Esca soave degli umani cori,
A te gemendo ogni mortal sospira,
5E te tracciando non perdona al petto
I più forti sudori,
Chè pensando agli onori
De’ tuoi lugidi rai,
Dispera uman pensiero
10Gioja di bene intero,
Ove tu non la dai.
Per te spiega le vele,
E con la prora fende
Nocchier i campi di Nettun frementi:
15Vago di te nelle battaglie orrende
Segue forte guerrier Marte crudele
Fra’ più duri tormenti:
Pasce vellosi armenti,
Olmi nutrica, e viti,
20Miete le spiche, ed ara
La turba montanara,
Perchè ciò far l’inviti.
Oro, dei cor mortali
Fortissimo tiranno,
25Arcier possente di saette acute,
I colpi tuoi per ogni parte vanno;
Ma pur, che puoi, se su nel ciel non sali
Ove è nostra salute?
Oh umana virtute
30Debile in corso e tarda,
Ch’ergi d’orror le chiome
Di povertade al nome;
Guarda il Calvario, guarda.
Su quel giogo romito
35Altro tesor non scerno,
Che nudo tronco, ove il gran Dio s’appese;
E dietro l’orme del Signor eterno,
Colà salendo peregrin spedito,
Ciò ben Francesco intese:
40Pianta, che al cielo ascese
Coll’umil sue radici:
Vaso eletto d’odore,
Vivo vampo d’amore,
Maestro de’ mendici.
45Mentre più ferve il mondo
In seguitar la strada,
Che ria trascorre d’avarizia i campi,
Vien Francesco dal ciel quasi rugiada,
E sparse sopra lui nembo giocondo,
50Perchè via meno avvampi.
Ei non dell’ostro i lampi,
Non le conche di Gange,
Ma scelse ombre gelate,
Ove forza d’estate
55I cupi orror non frange.
Ma se belva in deserto
Casca ove vien trafitta;
Francesco umíle in duri boschi alpini
Sorge al ferir d’una faretra invitta,
60Chè in quattro piaghe, e nel costato aperto
Serba tesor divini.
Ben tra i monti marini,
Quando Aquilon più strida,
Può travïar nocchiero,
65Ma non s’erra in sentiero
Là ’ve Francesco è guida.
Qual in terra il dirai,
O buon Panicarola1,
Ecco fra noi della celeste voce,
70Seguitator della mendica scuola?
Dillo bel Sol, che seminando rai
Va fulgido veloce;
Dillo, tuon, che feroce
Squarcia turbini tetri,
75E sgombra empie tempeste;
Or sul regno celeste
Per noi prieghi ed impetri.
Note
- ↑ Francesco Panigarola, famoso predicator popolare, fiori dal 1570 al 1594. Egli nacque a Milano d’una famiglia patrizia nel 1548.