Monna la Furia e monna la Violenza
Questo testo è incompleto. |
◄ | Agli altri mali de la nostra terra | Eo so ben la casón, per che non mòre | ► |
Questo testo fa parte della raccolta XX. Messer Niccolò Rosso
LIII
Le passioni, che signoreggiano in Treviso.
Monna la Furia e monna la Violenza,
monna Incostanzia e monna la Socchezza
cum sua zente cavalcavano a frezza
4ver’la cittá vòita de provvidenza,
cridando: —Tosto a la terra, che, senza
vertude, di cattivitá si avvezza;
se nui pigliamo sopra lor baldezza,
8di botto avremo tutta la provénza. —
E, quando eo vitti queste, che venia
a zónzere afflizione agli afflitti,
11dissi: — Donne, vui fate villania! —
Et elle a me: — Va’, che sian maleditti
chi amano rasone, et anche tu! —
14E sprononno oltra, che non parlòn piú.