Monete italiane inedite nella Collezione Brambilla a Pavia/Sestino inedito di Spoleto
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VIII.
Sestino inedito di Spoleto.
Le monete di Spoleto, a mio avviso, sono abbastanza rare, perché non abbiasi a trascurare l’opportunità di aggiungerne alcuna a quelle in scarso numero già conosciute dai raccoglitori.
Fra vari interessanti pezzi usciti dalla zecca di Spoleto ho appunto nella mia modesta collezione un sestino di stampo assai diverso da quello già edito dal Muratori1, e che da esemplare appartenente alla cospicua raccolta Bottacin, il Kunz ripubblicava nel 1871 a Firenze con assai più accurato disegno2.
Dall’impronta di abbondante numero di roso al diritto ed al rovescio di quel pezzo era ben giustificata l’attribuzione fattane a Rinaldo Orsini, che al cadere del secolo XIV ebbe a signoreggiare con Perugia anche Spoleto, ed altre città dell’Umbria.
Nessuna rosa adorna il Sestino del quale accompagno l’impronta. Esso porta nel campo del diritto una grande P con due stelle che la fiancheggiano, ed ha in giro, fra due circoli lavorati, e dopo una crocettina patente S • ONTIANVS. Al rovescio il campo è occupato da una croce patente anch’essa, con una stella al secondo e quarto angolo. In giro fra i soliti due circoli, e preceduta da croce, la leggenda: D𐐒 • SPOL𐐒TO. Il pezzo è di lega inferiore alquanto e pesa circa un gramma (0,980).
Evidentemente la p nel campo del diritto deve intercalarsi dopo la S della leggenda in giro per averne, colle lettere che seguono, il nome del santo patrono e protettore della città di Spoleto, cioè PONTIANVS. Il sestino già pubblicato ha pure la p nel campo, ma questa lettera è poi ripetuta nel giro a rendere completo il nome del santo. Da tale fatto sorgeva in Kunz il dubbio, che anche per Spoleto, come erasi verificato per Viterbo, allorché vi signoreggiava Giovanni Da Vico, quella P significasse Praefectus, e potesse riferirsi a Rinaldo Orsini. Ora la moneta che io pubblico non lascia luogo a qualsiasi dubbio. Quella lettera P, indispensabile a completare la leggenda nel giro del pezzo, che ha perciò il suo ufficio ed il suo significato, venne posta 11 dove spicca cosi distintamente por imitare il tipo dei Sestini abbondantissimi e diffusi della zecca di Perugia sì prossima e legata a Spoleto, nello stesso modo che lo si imitava colla impronta delle stelle, caratteristica dei Sestini perugini3, e di quelli si riproduceva la qualità della lega, tenendone anche eguale il peso. Ciò doveva verificarsi circa la metà del secolo XV, alla qual’epoca corrisponde la forma caratteristica delle lettere, che vediamo scolpite nel nostro Sestino, ove fra altre la lettera C è chiusa e semilunata.
Amo infine rilevare come l’attribuzione che era da me fatta a Giovanni da Vico di un quattrino di Viterbo, pubblicato nel 18704, appoggiavasi, oltreché alla lettera P, affatto estranea alla leggenda di quella moneta quanto al luogo cui apparteneva, anche ad altro elemento importantissimo quale era fornito dalle testine d’aquila ripetute nel giro, ed affatto particolari al Prefetto di Roma.
Trovai singolare la disposizione della leggenda al diritto di questo sestino, e volontieri lo pubblico anche per l’opportuno confronto con quello già edito e di diverso stampo.
Note
- ↑ De moneta, ecc., pag. 73. Spoleto, N. 1.
- ↑ Periodico di num, e sfrag. Anno III, pag. 183. Tav. VII, 4.
- ↑ Vermiglioli, Della zecca e delle monete perugine. Tav. III, e documento XVI, pag. 46.
- ↑ Altre annotazioni numismatiche. Pavia 1870, tav. II, n. 5.