Monete italiane inedite nella Collezione Brambilla a Pavia/Moneta di Mantova
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V.
Moneta di Mantova col nome e l’effigie di Francesco IV Gonzaga e di Margherita di Savoia.
- (1612).
È in me, e credo pur sia in ogni studioso della numismatica, ferma la convinzione, che se la ricchezza del metallo, l’abbondanza del modulo, possono aggiungere largo interesse alle monete, che il collezionista viene diligentemente raccogliendo, pure debba essere pregiato e fatto argomento di studio, per quanto sia piccolo e modesto ogni nummo, che per tipo, per lavoro, e meglio se anche per rarità, possa con soddisfazione essere posto in qualche opportuna evidenza.
Non si meraviglierà pertanto il collega lettore nel vedere quanto sia esiguo il modulo della moneta che ora gli presento, e forse osservandola, non tarderà a meco convenire, che fosse appunto fra quelle da non lasciare dimenticate.
Questa monetina di lega assai bassa, del peso di milligrammi 610, del modulo di millimetri 13, è evidentemente un quattrino, del valore di tre denari, dei quali quattro formavano il soldo, e che cosi appunto correvano fra noi nell’alta Italia nella prima metà del secolo XVII.
Si ha qui al diritto un busto giovanile a destra, in armatura, colla testa scoperta. In giro da sinistra: FRANCISCVS • DVX • Al rovescio sta un busto femminile volto a sinistra, con ampia gorgiera di pizzo, e capigliatura rialzata. In giro da sinistra: MARGHERITA.
L’attribuzione della descritta moneta è assai facile. Nel 1612, dal 9 Febbraio al 22 Dicembre, fu Duca V di Mantova e III di Monferrato Francesco IV Gonzaga figlio di Vincenzo I, e gli era consorte Margherita, figlia di Carlo Emanuele Duca di Savoia. Di quei coniugi, cui spetta la presente moneta, sono a mia cognizione altri due pezzi ove la loro effigie è pure insieme riprodotta.
Uno di quei pezzi è un multiplo di ducato d’oro conservato nel Museo imperiale di Vienna, e che i numismatici Duval e Froelich hanno pubblicato descrivendo i tesori di quella insigne collezione1.
Quel magnifico aureo offre al diritto i busti affrontati dei due coniugi, ambedue con alta gorgiera di pizzo: il Duca a sinistra guardando a destra, e la Duchessa viceversa. In giro da sinistra: FRANCISCVS • TE • MARGARITA • All’esergo DVCES • e sotto 1612.
Nel campo del rovescio vi ha scolpito un ampio fiore di forma circolare a petali lanceolati quali riscontransi nelle margherite doppie. Quel fiore è attorniato da una cordicella con nodi, che termina congiungendo i due capi con un nodo d’amore. In giro a seguito e compimento della leggenda del diritto e dopo tre rosette: MANTVÆ • TE • MONTIS • FERRATI •
Interessante riesce l’ora descritto rovescio in quanto ci offre una specie d’impresa parlante a forma di rebus con gentile evidente allusione al nome ed all’augusto casato della Duchessa di Mantova, particolare essendo, ed antichissimo pei Reali di Savoia l’uso, anche nelle monete, del nodo d’amore: Potrebbe quella rappresentazione quando che sia essere riprodotta anche ai nostri giorni, ed applicata in sede più elevata, né vorrei affermare, che per avventura ciò non siasi già verificato.
Una pregevolissima medaglia in bronzo del modulo di millimetri 62, conservata nel Museo di Milano2, riproduce in più ampie proporzioni l’effigie dei due coniugi dei quali scriviamo, e vuol essere anche per la sua rarità qui ricordata. Al diritto trovasi il busto a destra del Duca Francesco in armatura con alta gorgiera di pizzo, ed in giro corre la leggenda: FRANC •iscus • D • ei G •ratia DVX― MANT uae V • TE • M • ontis F • errati III • Al rovescio è il busto della Duchessa Margherita, pure a destra, senza gorgiera, avendo anzi il seno alquanto scoperto per l’eleganza dell’abito. In giro, e da destra vi ha il motto: PVLCRIOR • EST • FIDES •
Parmi ovvio doversi interpretare il riferito motto nel senso, che per quanto appaiano nel conio di quella medaglia distinte la bellezza e la venustà della persona effigiata, superiore e prevalente ne era la fede e quindi la virtù.
Discendendo ora all’umile moneta, che mi faccio a pubblicare, osserverò, che fatta astrazione da qualche particolarità nel vestire, le due effigie che vi si scorgono, accordansi perfettamente con quelle che stanno affrontate nella magnifica moneta d’oro del Museo di Vienna, ove anzi la Duchessa ha precisamente quella stessa gorgiera di pizzo, che vedesi nel quattrino e manca invece nella descritta medaglia di bronzo. Il lavoro delle due monete è ugualmente pregevole, e di molta valentia era sicuramente dotato l’artefice che ha potuto scolpire nel quattrino così ben distinte e caratteristiche quelle due effigie in campo tanto ristretto, trovando modo di non lasciar desiderare anche le leggende.
Mantova sotto il dominio dei Gonzaga, e sino a Carlo I di Nevers, ed anche nei primi anni di Carlo n ebbe sempre egregi artefici nella sua zecca che presenta pezzi splendidissimi, e che emergono fra i prodotti dell’arte italiana, ed anche questo modesto quattrino può decentemente collocarsi nella cospicua serie.
Le monete di Francesco IV Gonzaga sono già molto rare pel brevissimo tempo in cui esso occupò il seggio ducale, ed ancor più peregrine quelle, se pur altre ve ne siano oltre i pezzi da me indicati, in cui appaia il nome e l’effigie anche della di lui consorte Margherita. Per sé stessa e pei gravi avvenimenti, che già accadevano, e più per quelli, che più o meno palesemente si andavano preparando, l’epoca in cui viveva il Duca Francesco è fra le notevoli nella storia d’Italia, ed in quella specialmente di queste nostre provincie. Se la parte rappresentata dal V Duca di Mantova non fu splendida in quanto gli mancò il tempo a compiere vaste imprese, e già valetudinario sin dall’infanzia, raggiunse il termine di sua vita a ventisei anni di età, dopo dieci mesi di dominio, pure il contegno di questo principe in mezzo al disordine della corte di Mantova agitata dai vizi del Duca Vincenzo suo padre, e dalle influenze partigiane di spagnuoli e francesi, fu lodato per serietà e fermezza, sebbene non si nascondesse inclinato verso Spagna. Ad aumentare però d’assai l’interesse, che può essere destato da quanto riguarda quel Duca, e a darmi animo a render pubblica la mia monetina, in cui esso è effigiato, si presenta il fatto di esservi pur scolpita l’immagine della di lui consorte Margherita di Savoia, donna per verità distintissima ai suoi tempi, e che se emerse fra le altre per coltura e per virtù, pure dovette sgraziatamente la molta diffusione del suo nome alle peripezie che ne accompagnarono la vita.
Margherita, prima delle cinque figlie nate da Carlo Emanuele di Savoia, e da Caterina d’Austria figlia di Filippo II, educata in una corte ove era sempre desto il pensiero di tenere alto e rispettato l’onore del principe e della nazione, con aspirazioni anche più larghe di quelle che il tempo e le idee d’allora per avventura acconsentissero, mostrò precoce sviluppo di mente e di carattere. Porge di ciò buon argomento il fatto, che nel 1603 Carlo Emanuele trattenuto in Savoia, ed occupato a sciogliere gravi difficoltà e dibattiti colla corte di Spagna, deferiva alla figlia Margherita, allora quattordicenne, essendo nata il 28 aprile 1589, ampio mandato per reggere in di lui nome le provincie del Piemonte.
Nel 1604, non accettata analoga proposta dell’imperatore Rodolfo, se ne trattava il matrimonio col principe Francesco Gonzaga designato alla successione del Ducato di Mantova, matrimonio poi differito sino al 20 febbraio 1608 a causa forse della gracile salute dello sposo, ma più probabilmente per intrighi delle corti straniere.
Margherita di Savoia divenuta Principessa di Mantova assistè il consorte nei dissidi famigliari accompagnandolo nel Monferrato, quando il di lui padre Duca Vincenzo amò essere più libero nelle sue dissipazioni. Perduto poi, quasi contemporaneamente il marito, divenuto Duca, ed un figlio per la stessa malattia di vaiolo, concentrò ogni sua affezione ed ogni suo proposito sulla figlia Maria, unica rimastale, e che allora contava soli tre anni. Assunse di fatto la reggenza del Ducato in nome della figlia, ed anche per l’eventualità di altra prole, ma se ne trovò ben presto tolto l’esercizio dal cognato Cardinale Ferdinando Gonzaga, che, sostenuta a proprio riguardo l’esclusione delle femmine dalla successione, conseguì l’investitura imperiale, e fu VI Duca di Mantova e IV di Monferrato. Allora Margherita si trovò anche privata della tutela della figlia Maria, che in mancanza di maschi del nuovo Duca avrebbe ancora potuto succedere nel principato. Invano sostenuta nelle sue querele dal padre Carlo Emanuele di Savoia, abbandonò Mantova, e si ritrasse a Vercelli, e quindi alla corte di Torino.
Era Margherita sempre in Torino, quando Carlo di Nevers, facendosi forte nella sua diretta attinenza coi Gonzaga, delle disposizioni testamentarie del defunto Duca Vincenzo II successo a Ferdinando il Cardinale, e del matrimonio di Maria figlia di Francesco IV col figlio di esso principe di Nevers Carlo di Rethel, sosteneva vigorosamente coll’aiuto della corte di Francia, e della repubblica di Venezia, le sue ragioni sul Monferrato contro il Duca Carlo Emanuele di Savoia, associato per allora agli spagnuoli, e sul Ducato di Mantova in confronto agli imperiali che gliene negavano la necessaria investitura.
Morto il Duca Carlo Emanuele (21 luglio 1630), accomodate in qualche modo dopo gravissime peripezie le più importanti quistioni coi notissimi trattati di Ratisbona e di Cherasco, e quindi insediato Carlo di Nevers nei contrastati domini. Margherita risolse di riunirsi alla figlia Maria rimasta vedova del Duca di Rethel nel 30 agosto 1631, e prossima ad esser madre. Opponevasi a simile divisamente il fratello Duca Vittorio Amedeo successo a Carlo Emanuele, e che dotato di molto senno e di singolare prudenza avrebbe voluto persuadere Margherita a non esporsi alle conseguenze di una comparsa in Mantova, dove le premure per la figlia potevansi credere o far credere ostentate, e non avrebbero in ogni caso sufficientemente coperti gli intenti politici.
Carlo di Nevers strettamente legato alla corte di Francia doveva in fatto essere agevolmente condotto a gravi sospetti riguardo alla Duchessa Margherita di cui si conoscevano insieme all’ingegno ed all’attività, i molti ed intimi rapporti colla corte di Madrid ove regnava Filippo IV nipote di Caterina d’Austria, madre della stessa Margherita. Le guerre poi da poco terminate, e massime il sacco dato nel 1630 alla città di Mantova, già afflitta dalla pestilenza avevano recato tali miserevoli danni da imporre il maggior riserbo. Margherita pur volle ad ogni modo portarsi a Mantova, e potè rivedere la figlia ma ben per breve tempo, che il Duca Carlo non le acconsentì più lungo soggiorno, di ciò tosto e formalmente diffidandola.
Sempre annunciando le sue preoccupazioni per la figlia, Margherita, nell’abbandonare Mantova avrebbe voluto trattenersi alla non lontana corte di Modena presso il nipote Francesco I d’Este, ma anche questo principe, desideroso quant’altri di tenere un possibile, però allora assai difficile equilibrio fra le influenze, che disputavansi il vero dominio nelle cose italiane, si schermì dall’acconsentire alla di lei permanenza in Modena, e nelle sue dipendenze. Una sola notte Margherita rimase nei domini del nipote Francesco d’Este, e nel lasciarli, con amaro sorriso significava al conte Monteccucoli inviato del Duca di Modena essere essa nata per beneficare i nipoti, non per recar loro incomodo.
Margherita di Savoia era donna che sentiva fortemente di sé, ritenendosi atta e capace a condurre le più importanti transazioni politiche. Essendole quindi impedito di tutelare gli interessi dell’unica sua figlia Maria, e di aver parte attiva, come avrebbe desiderato, nelle pubbliche faccende, a ciò ostando i propositi tanto del Duca Vittorio Amedeo a Torino, quanto quelli del Duca Carlo I di Nevers a Mantova, Margherita decise di recarsi alla corte di Madrid colla quale teneva i già accennati intimi rapporti.
Lasciato pertanto il territorio Estense, e dopo breve dimora a Cremona, Margherita trasferivasi a Genova senza più toccare Torino, e di là navigava per Barcellona ove trovò accoglienze palesemente festose e cordiali.
Filippo IV ed il suo ministro Olivarez ben conoscevano le particolari e distinte qualità di Margherita educata alla corte di Carlo Emanuele di Savoia, e non mancarono quindi di valersene, dandole nello stesso tempo una posizione corrispondente alla cospicua sua nascita. Le venne infatti affidato, col titolo eminente di Vice-regina, il governo del Reame di Portogallo, che da molti anni la corte di Madrid teneva soggetto alla Spagna. Margherita corrispose largamente a quanto da essa aspettavasi, e fu personalmente stimata ed altamente onorata dai portoghesi. Ma il ministro messole ai fianchi da Filippo IV, o meglio dall’onnipotente Olivarez, nella persona di Michele Vasconcellos, non la seguì punto nei suoi divisamenti diretti a togliere ogni fomite ai movimenti favorevoli alla casa di Braganza da tempo espulsa, né alla corte di Madrid furono dal Re e dal Conte -Duca suo ministro ascoltati i saviissimi di lei ammonimenti. Il Vasconcellos fu rovesciato ed ucciso il 1 dicembre 1640, e Margherita riguardosamente si, ma con ben risoluta fermezza condotta al confine del Portogallo, proclamandosi cessato il dominio spagnuolo, ed a nuovo re Giovanni IV di Braganza, detto perciò il Fortunato.
Amara ed irreparabile dovette essere l’impressione subita dalla Duchessa Margherita per quel tristissimo scioglimento della missione da essa accettata con ben diversa lusinga. Rientrata in Ispagna più non ebbe ad allontanarsene, e dopo una vita ritiratissima cessò di vivere a Miranda sull’ Ebro, senza più rivedere né l’Italia, né i suoi augusti congiunti, cui indarno, ma generosamente aveva pensato nei suoi più freschi anni poter dedicare attività ed ingegno. Visse sessantasei anni (1589-1656), e fu inumata nel reale sepolcreto del monastero di Las-Vuelgas a Burgos. Un maestoso monumento venne dedicato nel 1697 a questa principessa di casa Savoia nel rinomato Santuario di Vico presso Mondovì, da essa largamente beneficato, e dove disponeva, morendo, fosse deposto e conservato il di lei cuore.
Forse questa mia digressione è riuscita assai, e forse troppo prolungata, ma l’aver incontrato su una monetina che posso credere inedita l’effigie ed il nome di una principessa di Savoia si distinta per le sue doti, come per le fortunose vicende mi trasse a farne qualche cenno più esteso3.
Note
- ↑ Monnoies en or du Cabinet de Vienne, Vienne 1759. Supplement, pagina 71,
- ↑ Litta, Tavole Genealogiche, — Gonzaga di Mantova, Tav. XXI.
- ↑ Riguardo a Margherita di Savoia fa pubblicato da G. B. Intra un pregevole lavoro nella Nuova Antologia (16 giugno 1890) ove si narra, che essa si trovasse a Miranda, perché in viaggio verso l’Italia dove Filippo IV le aveva concesso la signoria di Vigevano con lauto appanaggio.