Monete del Piemonte inedite o rare - supplemento/Incisa

Incisa

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Frinco Monferrato

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INCISA.


Nell’anno 1832 il Gazzera pubblicava un danaro imperiale d’Incisa1 da me comunicatogli, ed altro veniva dal S. Quintino edito nel 18472 a quello in molte parti simile, e sul quale leggendosi da un lato nel campo le lettere I . P . R . T . disposte in forma di croce (come in moltissimi danari imperiali minuti italiani del XIII e principio del XIV secolo vedesi) per Imperator, ed attorno OROMANORV, confondendo le due distinte parole, ne formò IMPERATOROMANORV, e così cadde in errore probabilmente per essere male riuscito il calco che aveva ricavato sull’originale moneta, come ora dimostrerò dandone nuovamente l’impronto, ma esattamente tolto sopra altro esemplare. In questi (T. V, N° 46) le lettere attorno al campo sono così disposte O . ROMA . . . RV", e [p. 35 modifica]nel centro della croce formata dalle lettere I . P . R . T . evvi una rosetta. Nel rovescio poi su tre linee leggesi MAR-CHIOA-CISE.

Il nostro autore, vedendovi nominato l’imperatore dei Romani in genere senza alcuno special nome, ed avendo trovato nel Moriondo3 un diploma del 1364 col quale l’augusto Carlo IV concedeva a questi marchesi il diritto di batter monete d’oro e d’argento, non esitò a dire che per indicare tal cesareo privilegio questa leggenda avevano messa sulla loro moneta, coniata certamente dopo tal epoca. Se un miglior disegno ne avesse egli avuto, certamente avrebbe veduto che dopo la solita piccola croce la lettera O era isolata e separata da due punti dai Romanoru, e che perciò non facendo parte nè di questa parola, nè dell’Imperator, doveva esser l’iniziale del nome di ben altro Cesare che Carlo IV, oltreché, e per la forma stessa delle lettere, c per la specie delle monete coniate da questi marchesi, cioè matapani4 e denari minuti imperiali, che appunto solamente nei primi anni del XIV secolo troviamo battute dai marchesi di Monferrato e subito imitate da varii degli aleramici, da qualunque intelligente della numismatica italiana de’ tempi di mezzo si conosce spettare tal pezzo a quest’epoca.

Qual fosse poi l’imperatore a cui colla lettera O si volesse alludere facilmente si può dedurre da ciò che nessuno ebbe nome che così cominciasse ad eccezione dei tre Ottoni, e siccome l’aleramica famiglia, stando alla leggenda allora ricevuta come vera storia, pretendeva discendere da Adalasia, figlia di Ottone I e moglie dei celebre marchese Aleramo, e che oltre ciò a questo Cesare, per cagione della donazione del 967, doveva il suo primiero lustro, in conseguenza non esito a credere che il nome di quest’Ottone si sia voluto indicare, così velando l’abuso di un diritto che per nessun verso avevano.

Se poi gli Incisa abbiano usato del privilegio loro concesso da Carlo IV non consta, nè lo credo sinché non abbia prove dell’esistenza di alcuna loro moneta posteriore al 1364, conoscendo quanta importanza davasi a lui regalia, e ciò oltre il lucro, causa per [p. 36 modifica]coi tutti i piccoli signori quanto più potevano emettevano moneta bassa c minuta, onde sarebbe quasi impossibile che, esistendone, nessuna con tanti ricercatori di monete patrie se ne fosse sinora potuta scoprire.

Note

  1. Delle zecche e di alcune antiche monete dei marchesi di Ceva, Incisa ecc. . pag. 111.
  2. Discorsi sopra argomenti spettanti a monete, ecc. Tav. I, n° 5.
  3. Monumenta Aquensia. Tom. I. Taurini, 1789, col. 334.
  4. Revue numismatique. Paris, 1864, pag. 322.