Monete dei romani pontefici avanti il mille/Eugenio II

Eugenio II

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Pasquale I Valentino

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EUGENIO II

824-827.


Sulla metà di febbraio dell’824 subito dopo l’elezione fu consecrato Eugenio II di questo nome, senza che risulti che vi sia stata alcuna rimostranza per parte dell’imperatore. Questi mandò il figliuolo a Roma, dove col pontefice tra le altre cose1 statutum est etiam iuxta antiquum morem ut ex latere Imperatoris mitterentur qui iudiciariam exercentes potestatem iustitiam omni populo facerent tempore quo visum fuerit Imperatori, le quali parole iuxta antiquum morem il Muratori impresse a caratteri maiuscoli sempre pel suo scopo di dimostrare la sovranità imperiale sopra Roma, senza avvedersi che ciò significava, come avevano usato Pipino e Carlo Magno.

Lottario d’accordo con Eugenio fece, essendo in Roma, alcuni capitoli circa gli affari giuridici di quella città2, e tra essi che quelli che fossero sotto la protezione domni Apostolici seu nostra fossero inviolabili. Nam et hoc decrevimus ut domno Apostolico in omnibus ipsi iustam observent obedientiam, seu ducibus ac iudicibus suis ad iustitiam faciendam. Proibisce indi che alcun estero intervenga all’elezione del papa ad eccezione dei Romani, e soggiunge Volumus ut missi constituantur de parte domni Apostolici et nostra, qui annuatim [p. 54 modifica]nobis renuntiare valeant, qualiter singuli duces et indices iustitiam populo faciant, et quomodo nostram constitutionem observent. Qui missi decrevimus, ut primum cunctos clamores qui per negligentiam ducum aut iudicum fuerint inventi, ad notitiam domni Apostolici deferant, ut ipse unum e duobus eligat ut aut statim per eosdem missos fiant ipsae necessitates emendatae, aut si non, per nostros missos a nobis directos iterum emendentur. Prescrive che tutti i Romani dichiarino secondo qual legge intendano vivere, e eidem legi quam profitentur per dispositionem Pontificis ac nostram subiacebunt. Ordina la restituzione delle cose ingiustamente tolte alla Chiesa per parte dei Romani nel suo stato, cioè nel regno d’Italia, e finisce così: Novissime admoneatur, ut omnis homo, sicut Dei gratiam et nostram habere desiderat, ita praestet in omnibus obedientiam atque reverentiam huic Pontifici.

A questo capitolare sempre di comune accordo col papa da Lottario venne aggiunto il seguente giuramento da prestarsi da tutti i Romani, che parve sospetto al Muratori, ma che era stato già riportato da Paolo diacono3 e dal Pertz riconosciuto per sincero4: Promitto ego ille per Deum omnipotentem, et per ista quatuor evangelia, et per hanc Crucem Domini nostri Jesu Christi, et per Corpus beatissimi Petri Principis Apostolorum, quod ab hac die in futurum ero fidelis Domnis nostris Imperatoribus Hludovico et Hlothario diebus vitae meae, iuxta vires et intellectum meum, sine fraude atque malo ingenio, salva fide quam repromisi Domino Apostolico; et quod non consentiam ut aliter in hac sede Romana fiat electio Pontificis, nisi canonice et iuste, secundum vires et intellectum meum; et ille qui electus fuerit, me consentiente, consecratus Pontifex non fiat, priusquam tale sacramentum faciat in praesentia missi Domini Imperatoris et populi, cum juramento, quale Domnus Eugenius Papa sponte pro conservatione omnium factum habet per scriptum.

Da questo documento scorgesi che era stato papa Eugenio che pel bene della Chiesa aveva voluto questo giuramento dai Romani, che rimase poi obbligatorio pe’ suoi successori, ed accordando con esso implicitamente un diritto agli imperatori, intendeva così d’impedire che nell’elezione de’ pontefici v’intervenisse la corruzione o l’intimidazione, quantunque col tempo alcuni cesari ne abbian abusato, servendosene per fini proprii anche contro la Chiesa.

Nell’anno 826 questo papa tenne un concilio in Roma, nel quale prescrisse che in tutti i palazzi dei vescovi, e fuori delle città nelle case parrocchiali [p. 55 modifica]e dove occorresse il bisogno, vi dovesse essere chi insegnasse le lettere e le arti liberali, e spiegasse la divina scrittura.

Frattanto nell’agosto dell’827 passò questo pontefice all’altra vita a godere il premio dovuto alle sue virtù.

Quantunque tre anni abbia esso occupato la cattedra di S. Pietro, tuttavia una sola è la moneta che se ne conosce. Questo denaro (Tav. II, N° 7) ha da una parte LVDOVVICVS IMP e nel campo colle quattro lettere legate assieme e disposte in forma di croce ROMA, e dall’altra in mezzo il monogramma EVGENS, con attorno SCS PETRVS. Il peso di esso trovossi di grani 29.

Essendo il solo papa di tal nome che visse durante i Carolingi, nessun dubbio può sorgere circa l’attribuzione di questo denaro.

Note

  1. Anonimus, vita Lodovici. Pertz, Script. T. II, pag. 628.
  2. Pertz, Legum. T. I, pag. 339.
  3. Rerum Ital. Scriptores. T. I, Pars II, pag. 184.
  4. Corpus hist. Germaniae. Legum. T. I, pag. 240.