Giosuè Carducci

Indice:The Oxford book of Italian verse.djvu Poesie Letteratura Miramar Intestazione 26 marzo 2022 75% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


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O
MIRAMARE, a le tue bianche torri

Attedïate per lo ciel piovorno
          Fòsche con volo di sinistri augelli
          4Vengon le nubi.

          O Miramare, contro i tuoi graniti
          Grige dal torvo pelago salendo
          Con un rimbrotto d’anime crucciose
          8Battono l’onde.

          Meste ne l’ombra de le nubi a’ golfi
          Stanno guardando le città turrite,
          Muggia e Pirano ed Egida e Parenzo,
          12Gemme del mare;

          E tutte il mare spinge le mugghianti
          Collere a questo bastïon di scogli
          Onde t’affacci a le due viste d’Adria,
          16Rocca d’Absburgo;

          E tona il cielo a Nabresina lungo
          La ferrugigna costa, e di baleni
          Trieste in fondo coronata il capo
          20Leva tra’ nembi.

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          Deh come tutto sorridea quel dolce
          Mattin d’aprile, quando usciva il biondo
          Imperatore, con la bella donna,
          24A navigare!

          A lui dal volto placida raggiava
          La maschia possa de l’impero: l’occhio
          De la sua donna cerulo e superbo
          28Iva su ’l mare.

          Addio, castello pe’ felici giorni
          Nido d’amore costruito in vano!
          Altra su gli ermi oceani rapisce
          32Aura gli sposi.

          Lascian le sale con accesa speme
          Istorïate di trionfi e incise
          Di sapïenza. Dante e Goethe al sire
          36Parlano in vano

          Da le animose tavole: una sfinge
          L’attrae con vista mobile su l’onde:
          Ei cede, e lascia aperto a mezzo il libro
          40Del romanziero.

          Oh non d’amore e d’avventura il canto
          Fia che l’accolga e suono di chittare
          Là ne la Spagna de gli Aztechi! Quale
          44Lunga su l’aure

          Vien da la trista punta di Salvore
          Nenia tra ’l roco piangere de’ flutti?
          Cantano i morti veneti o le vecchie
          48Fate istriane?

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          — Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro,
          Figlio d’Absburgo, la fatal Novara.
          Teco l’Erinni sale oscura e al vento
          52Apre la vela.

          Vedi la sfinge tramutar sembiante
          A te d’avanti perfida arretrando!
          È il viso bianco di Giovanna pazza
          56Contro tua moglie.

          È il teschio mòzzo contro te ghignante
          D’Antonïetta. Con i putridi occhi
          In te fermati è l’irta faccia gialla
          60Di Montezuma.

          Tra boschi immani d’agavi non mai
          Mobile ad aura di benigno vento,
          Sta ne la sua piramide, vampante
          64Livide fiamme,

          Per la tenèbra tropicale, il dio
          Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
          E navigando il pelago co ’l guardo
          68Ulula ‘ Vieni.

          Quant’è che aspetto! La ferocia bianca
          Strussemi il regno ed i miei templi infranse;
          Vieni, devota vittima, o nepote
          72Di Carlo quinto.

          Non io gl’infami avoli tuoi di tabe
          Marcenti o arsi di regal furore;
          Te io voleva, io colgo te, rinato
          76Fiore d’Absburgo;

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          E a la grand’alma di Guatimozino
          Regnante sotto il padiglion del sole
          Ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
          80Massimiliano.’