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GIOSUÈ CARDUCCI
— Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro,
Figlio d’Absburgo, la fatal Novara.
Teco l’Erinni sale oscura e al vento
52Apre la vela.
Vedi la sfinge tramutar sembiante
A te d’avanti perfida arretrando!
È il viso bianco di Giovanna pazza
56Contro tua moglie.
È il teschio mòzzo contro te ghignante
D’Antonïetta. Con i putridi occhi
In te fermati è l’irta faccia gialla
60Di Montezuma.
Tra boschi immani d’agavi non mai
Mobile ad aura di benigno vento,
Sta ne la sua piramide, vampante
64Livide fiamme,
Per la tenèbra tropicale, il dio
Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
E navigando il pelago co ’l guardo
68Ulula ‘ Vieni.
Quant’è che aspetto! La ferocia bianca
Strussemi il regno ed i miei templi infranse;
Vieni, devota vittima, o nepote
72Di Carlo quinto.
Non io gl’infami avoli tuoi di tabe
Marcenti o arsi di regal furore;
Te io voleva, io colgo te, rinato
76Fiore d’Absburgo;
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