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GIOSUÈ CARDUCCI
E a la grand’alma di Guatimozino
Regnante sotto il padiglion del sole
Ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
80Massimiliano.’
340 | Fantasia |
Lenta cedendo, si abbandona l’anima
Del tuo parlar su l’onde carezzevoli,
4E a strane plaghe naviga.
Naviga in un tepor di sole occiduo
Ridente a le cerulee solitudini:
Tra cielo e mar candidi augelli volano,
8Isole verde passano,
E i templi su le cime ardui lampeggiano
Di candor pario ne l’occaso roseo,
Ed i cipressi de la riva fermono,
12E i mirti densi odorano.
Erra lungi l’odor su le salse aure
E si mesce al cantar lento de’ nauti,
Mentre una nave in vista al porto ammaina
16Le rosse vele placida.
Veggo fanciulle scender da l’acropoli
In ordin lungo; ed han bei pepli candidi,
Serti hanno al capo, in man rami di lauro,
20Tendon le braccia e cantano.
Piantata l’asta in su l’arena patria,
A terra salta un uom ne l’armi splendido:
È forse Alceo da le battaglie reduce
24A le vergini lesbie?
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