Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo LXIV - Repubblica Cisalpina e l'Impero Francese.

Capo LXIV - Repubblica Cisalpina e l’Impero Francese.

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Capo LXIV - Repubblica Cisalpina e l’Impero Francese.
Capo LXIII - Distruzione del Forte. Capo LXV - Pio VII in Ceva.
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CAPO LXIV.


Repubblica Cisalpina e l’Impero Francese.


Dopo le guerre Napoleoniche si trovò il Piemonte in pessime condizioni, non valse la nuova Cisalpina repubblica concertatasi in Lione dai comizi italiani, sotto la presidenza di Napoleone Buonaparte, a migliorar le sue sorti. La fame fu il primo flagello che ebbero a soffrire i nostri paesi, e si ricorda ancora dai nostri vecchi, il prezzo esorbitante dei commestibili, e lo spettacolo straziante di trovar per le campagne persone d’ogni età, e d’ogni sesso morte di fame colla [p. 314 modifica]bocca piena d’erba con cui tentavano di prolungar la vita a guisa di bruti. Vennero dopo le epidemie, conseguenza necessaria della guerra e della fame. S’aggiungeva a questi mali la discordia civile.

I giacobini fatti repubblicani insolentivano contro i realisti, gli opprimevano d’imposizioni, gli accusavano presso i tribunali, e ne obbligavano non pochi a spatriare. Anche in Ceva, come altrove succedevano rappresaglie e vendette tra i due partiti, e in certi cervelli più esaltati s’annidava una buona dose di pretofobia, volendosi anche in questo imitar l’esempio dei terroristi di Francia che fecero tanta strage di quel venerando Clero.

Mi fu narrato a questo proposito da un buon vecchio degno di fede e testimonio oculare del successo un aneddoto interessante, che prova sino a qual punto di barbarie e di ferocia possa arrivar un cuor di donna.

Moriva in Castello li 20 aprile 1804, il chierico accolito Michele Davico. Suonandosi a lungo il segno del suo trapasso, e infastidito da questo scampanio un caporione repubblicano del governo provvisorio, che pretendeva il titolo di presidente, chiamò a sé certa Maddalena Caleri, vedova del becchino, a cui successe nell’impiego; le promise una buona mancia se gli procurava la testa del defunto. Avendo lasciato intendere che se poteva avere una testa d’un prete voleva disfarsi di tutti i neri inalberandola alla pubblica esecrazione.

Questa donnuccia che a giusto titolo era conosciuta sotto il nome di carogna, accettò l’infame commissione.

Sosteneva in allora la carica di sindaco il signor Lorenzo Davico persona onorata e di egregie doti fornito; informato del nefando progetto incaricò lo stesso mio narratore, a tener d’occhio la becchina.

Portatosi il cadavere al cimitero in sull’imbrunire, salì l’esploratore su di un muro d’onde poteva scorgere le operazioni della becchina. A notte avanzata torna questa al [p. 315 modifica]cimitero, schiude la cassa mortuaria, prende il morto pei capegli, e con un coltellaccio gli spicca il capo dal busto, e lo avvolge in un pannolino. A questa vista corre inorridito dal sindaco, l’esploratore, si mandano due sgherri all’incontro della becchina, vien fermata e chiesta dell’involto, che seco portava, non potendo la medesima nascondere il suo turbamento le fu tolto il teschio e portato al Sindaco.

Questi lo fece deporre nella tomba della chiesa.

Sentitosi l’avvenuto dal bàrbaro repubblicano, montò sulle furie, e disse: questo fu opera del sindaco, ma la sua testa la pagherà. Questi che ben conosceva quanto possa la rabbia dei partiti, s’allontanò da Ceva per qualche tempo, e così ebbe fine la ributtante scena.

Dopo alcuni anni di governo provvisorio o cisalpino il dì 18 maggio 1804, fu Bonaparte proclamato in Parigi Imperatore dei francesi.

Nell’ordinamento dell’impero, fu Ceva compresa nel dipartimento di Montenotte, e nominato sotto prefettura, dipendente da Savona, con un tribunale di prima instanza.

Erano comprese nel circondario di questa vice prefettura le seguenti comuni divise per cantoni: Ceva, Paroldo, Bagnasco, Battifollo, Massimino, Nuceto, Priola, Bastìa, Cigliè, Clavesana, Roccacigliè, Calizzano, Osiglia, Camerana, Cengio, Gottasecca, Rocchettacairo, Salicetto, Castellino, Igliano, Marsaglia, Roascio, Torricella, Dogliani, Farigliano, Garessio, Bardinetto, Carretto, Cosseria, Biestro, Millesimo, Plodio, Rochettacengio, Murialdo, Lesegno, Lisio, Mombasiglio, Scagnelo, Viola, Mombarcaro, Monesiglio, Belvedere, Bonvicino, Murazzano, Alto, Caprauna, Nasino, Ormea, Roccavignale, Castelnuovo, Malpotremo, Montezemolo, Perlo, Priero e Sale.

Tutte queste comuni erano divise in quindici cantoni detti, Canton de Perception, I capi cantoni erano Ceva, Bagnasco, Bastìa, Calizzano, Camerana, Castellino, Dogliani, Garessio, Millesimo, Mombasiglio, Monesiglio, Murazzano, Ormea, Roccavignale e Sale.

[p. 316 modifica]Tre furono viceprefetti di Ceva, il signor Chiarie di Dogliani, prima dell’unione della Liguria al Piemonte, e dopo il signor Tèdenat, già console di Francia in Savona, ed il signor cav. Montiglio di Casale.

Il tribunale di prima instanza era composto d’un presidente, di due giudici, d’un procuratore generale, e d’un segretario.

Nel 1805, si compilò un regolamento che fu approvato in Genova dall’arcitesoriere dell’impero Le-Brun li 2 dicembre stesso anno. I compilatori di questo regolamento furono l’avvocato Morretti, presidente, gli avv. Jemina e Martelli, giudici, Delestrè procuratore imperiale e Bellone segretario. Dopo il Delestrè, furono nominati a procuratori imperiali presso questo tribunale li signori Gobbo francese, il signor avv. Felice Bongiovanni da Mondovì, ed il signor cav. Leopoldo Bassi da Ceva.

La faceva da sostituito procuratore imperiale, il signor avv. Alternandola da Garessio.

Gli articoli principali di questo regolamento sono:

I. Il tribunale darà udienza il martedì, giovedì, venerdì e sabato d’ogni settimana.

II. L’udienza del martedì è destinata per le cause che interessano il demanio imperiale, e gli stabilimenti pubblici.

III. L’udienza di giovedì, è fissata per chiamarvi le cause nuove, che saranno inscritte sul ruolo, per essère disputate secondo il loro ordine, ecc.

IV. L’udienza del venerdì, servirà per le cause che debbono giudicarsi, previa relazione, e per gli affari assegnati secondo l’ordine che è loro fissato sul ruolo.

V. A quelle del sabato saranno giudicati gli affari di polizia correzionale.

VI. Le udienze sì civili che correzionali si apriranno a nove ore precise del mattino.

Con trent’altri successivi articoli si provvede al buon andamento, ed al servizio del tribunale.