Memorie di Carlo Goldoni/Prefazione

Prefazione

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Carlo Goldoni - Memorie (1787)
Traduzione dal francese di Francesco Costero (1888)
Prefazione
Avvertenza Parte prima

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PREFAZIONE.

Non vi è buono o cattivo Autore, di cui la vita non sia in fronte alle sue opere o nelle memorie del suo tempo. È vero che la vita di un uomo non dovrebbe comparire alla luce se non dopo la morte di lui; ma tali ritratti eseguiti in distanza rassomigliano essi poi agli originali? Se ne assume l’incarico un amico, le lodi alterano la verità; se un nemico, in luogo di critica s’incontra satira.

La mia vita non ha importanza. Ma può fra qualche tempo avvenire che in un angolo d’antica biblioteca si trovi una collezione delle mie opere. Saravvi forse alcuno curioso di sapere chi fosse quell’uomo singolare, che ha avuto in mira la riforma del Teatro del suo paese, che ha posto in scena e sotto il torchio centocinquanta commedie in verso e in prosa, tanto di carattere come d’intreccio; ed ha veduto, vivendo, diciotto edizioni del suo Teatro. Si dirà senza dubbio: quest’uomo doveva esser molto ricco; perchè lasciare la sua patria? Ah! convien dunque rendere ben intesa la posterità, che solo in Francia trovò il Goldoni il suo riposo, la sua tranquillità, la sua prosperità, che ha terminato la sua professione di poeta drammatico con una commedia francese, la quale, sul teatro di quella nazione, ebbe un favorevole incontro.

Ho pensato, che l’Autore sapesse egli solo delineare un prospetto verace e completo del suo carattere, de’ suoi aneddoti e de’ suoi scritti; ed ho ceduto, che, pubblicando egli stesso le Memorie della sua vita, e non essendo smentito dai suoi contemporanei, la posterità potesse rapportarsi alla sua buona fede. Giusta questa idea, vedendo nel 1760, che dopo la mia prima edizione di Firenze, ponevasi ovunque a saccheggio il mio Teatro, e che se n’erano fatte quindici edizioni senza il mio consenso, e senza darmene parte, e quel che è peggio ancora, tutte malissimo impresse, mi venne in [p. 8 modifica] animo di farne una seconda edizione a mie spese, e di inserire in ogni volume, in vece di prefazione, una parte della mia vita, immaginandomi, che al termine dell’opera l’istoria della mia persona unitamente a quella dei mio Teatro potrebbe riuscire completa.

Sbagliai. Non avrei mai sospettato che il destino fosse per farmi passar l’Alpi, quando incominciai a Venezia questa edizione del Pasquali, in ottavo, con figure.

Chiamato nel 1761 in Francia, continuai a somministrare le correzioni e i cambiamenti che io mi era proposti per l’edizione di Venezia. Ma il tumulto di Parigi, le mie nuove occupazioni, e la distanza dei luoghi diminuirono dal canto mio l’attività, e portarono tal lentezza nell’esecuzione, che un’opera, la quale doveva essere condotta fino al trigesimo volume, e compiuta nello spazio di otto anni, non è per anche, in capo a venti, se non al tomo XVII, nè vivrei tanto da veder giunta quest’edizione al suo termine. Quello che m’inquieta, e mi preme presentemente, è l’istoria della mia vita. Essa non è di alcun momento, lo ripeto, ma quel che io ne ho pubblicato fino ad ora nei diciassette primi volumi, fu così bene accolto, che il pubblico m’impegna a continuare; tanto più che tutto quello che ho fin qui detto non riguarda che la mia persona, laddove ciò che mi resta a dire dee trattare del mio Teatro in particolare, di quello degl’Italiani in generale, e in parte di quel dei Francesi, che io stesso ho visto sì dappresso. I costumi di due nazioni, il loro gusto messo a confronto, tutto ciò che ho veduto, tutto quel che ho osservato, potrebbe divenir piacevole, e anche istruttivo per i dilettanti.

Mi propongo adunque di affaticarmi quanto io potrò, e ciò con un piacere inesprimibile, per arrivare al più presto possibile a far parola del mio caro Parigi, che mi ha sì bene accolto, tanto divertito, sì utilmente occupato. Comincio dal rimpastare e tradurre in francese tutto ciò che si trova nelle prefazioni storiche dei diciassette volumi del Pasquali. Questo è il compendio della mia vita, dalla mia nascita fino al principio di ciò che dicesi in Italia Riforma del Teatro Italiano. Si vedrà come questo genio comico, che fu sempre la mia passione dominante, si è in me manifestato, e poi svolto, e quanti siano stati gli sforzi inutilmente tentati per disgustarmene, e i sacrifici da me fatti a quest’idolo imperioso, che mi trasse dietro a sè stesso. Tutto questo formerà la prima parte delle mie Memorie.

La seconda comprenderà la istoria di tutte le mie produzioni, il segreto degli accidenti che me ne hanno somministrato l’argomento, il buono o cattivo incontro delle mie commedie, la rivalità destata dalla mia buona riuscita, le cabale che ho schernite, le critiche che ho rispettate, le satire che ho sofferte in silenzio, e gl’intrighi dei [p. 9 modifica] commedianti che io ho superati. Si vedrà che la natura umana è l’istessa per tutto, che per tutto s’incontra la gelosia, e che per tutto l’uomo pacifico e di sangue freddo giunge a farsi amare dal pubblico, ed a stancar la perfidia de’ suoi nemici.

La terza parte di queste Memorie conterrà la mia emigrazione in Francia. Provo tal compiacenza di poterne parlare a mio bell’agio, che fui tentato di dar principio di lì alla mia opera. Ma in tutto vuolsi metodo. Sarei stato forse in obbligo di ritoccare le due parti precedenti, ma non mi piace riandare le cose già fatte.

Ecco quanto io aveva da dire a’ miei lettori. Prego i medesimi a leggermi, e far grazia di credermi: la verità fu sempre la mia virtù favorita, ed ho sempre trovato buono il seguirla. Essa mi ha risparmiato la pena di studiar la menzogna, e mi ha sottratto al dispiacere del rossore.