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PREFAZIONE.

Non vi è buono o cattivo Autore, di cui la vita non sia in fronte alle sue opere o nelle memorie del suo tempo. È vero che la vita di un uomo non dovrebbe comparire alla luce se non dopo la morte di lui; ma tali ritratti eseguiti in distanza rassomigliano essi poi agli originali? Se ne assume l’incarico un amico, le lodi alterano la verità; se un nemico, in luogo di critica s’incontra satira.

La mia vita non ha importanza. Ma può fra qualche tempo avvenire che in un angolo d’antica biblioteca si trovi una collezione delle mie opere. Saravvi forse alcuno curioso di sapere chi fosse quell’uomo singolare, che ha avuto in mira la riforma del Teatro del suo paese, che ha posto in scena e sotto il torchio centocinquanta commedie in verso e in prosa, tanto di carattere come d’intreccio; ed ha veduto, vivendo, diciotto edizioni del suo Teatro. Si dirà senza dubbio: quest’uomo doveva esser molto ricco; perchè lasciare la sua patria? Ah! convien dunque rendere ben intesa la posterità, che solo in Francia trovò il Goldoni il suo riposo, la sua tranquillità, la sua prosperità, che ha terminato la sua professione di poeta drammatico con una commedia francese, la quale, sul teatro di quella nazione, ebbe un favorevole incontro.

Ho pensato, che l’Autore sapesse egli solo delineare un prospetto verace e completo del suo carattere, de’ suoi aneddoti e de’ suoi scritti; ed ho ceduto, che, pubblicando egli stesso le Memorie della sua vita, e non essendo smentito dai suoi contemporanei, la posterità potesse rapportarsi alla sua buona fede. Giusta questa idea, vedendo nel 1760, che dopo la mia prima edizione di Firenze, ponevasi ovunque a saccheggio il mio Teatro, e che se n’erano fatte quindici edizioni senza il mio consenso, e senza darmene parte, e quel che è peggio ancora, tutte malissimo impresse, mi venne in