Memorie di Carlo Goldoni/Parte terza/XVIII

XVIII

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Carlo Goldoni - Memorie (1787)
Traduzione dal francese di Francesco Costero (1888)
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CAPITOLO XVIII.

Matrimonio di Monsieur fratello del re. — Il parco di Versailles. — Vestizione della principessa Luisa nel convento delle Carmelitane di S. Dionisio.

Nel mese di maggio dell’anno 1771 si celebrò a Versailles il matrimonio del conte di Provenza, nipote di Luigi XV e fratello del Delfino, con Maria Luisa di Savoia primogenita del re di Sardegna. Quest’avvenimento raddoppiò la gioia dei Francesi; questo principe era troppo caro allo istato, e le sue virtù intellettuali e morali lo rendevano maggiormente caro. La principessa poi, e per il suo ingegno, e per le sue cognizioni, era la delizia del suo sposo. Il conte di Provenza si chiama oggigiorno solamente Monsieur, e la sua consorte Madame: questi sono i titoli in Francia del primo fratello, e della cognata del re. Tre quarti del mondo debbono saperlo: io dunque non pretendo d’istruire se non gli stranieri, che forse potrebbero ignorarlo. Le feste di giubilo date in occasione di questo matrimonio furono magnifiche al pari di quelle dell’anno precedente: e siccome nelle nozze del Delfino passai tutto il tempo negli [p. 313 modifica] appartamenti, in queste volli godere i giardini. Il parco di Versailles è per sè stesso delizioso. Io non ne ho fin qui fatto menzione alcuna: ecco l’opportunità di parlarne. La sua vastità è immensa; eleganti e variati i suoi spartimenti; e in ogni parte si scorge una profusione preziosa di marmi e statue originali di diversi celebri artisti moderni, o copie esattissime degli antichi capolavori della statuaria; s’incontrano poi ovunque viali bene assettati e decorati, i quali colla lor fresca verdura formano alcuni rustici e vagamente ombreggiati nascondigli; vi son vasche riccamente adornate: aiuole graziosamente disegnate, fontane magnifiche, zampilli d’acqua di un’altezza maravigliosa. Il recinto degli agrumi è un capolavoro, essendo straordinaria la quantità e grossezza dei suoi alberi ad onta della contrarietà del clima alla natura di tali piante. Quello però che forma la bellezza e la ricchezza principale di questi giardini da incantare, sono i boschetti. Questa specie di sale, o stanze, non sono aperte a tutti; si vedono soltanto seguitando la corte nei giorni solenni, o per l’arrivo di qualche illustre forestiero. Negli altri tempi stanno chiusi, essendovi bensì qualcheduno a cui per grazia si affida la chiave, ed io aveva la fortuna di possederne una con la quale poteva percorrerli a mio piacere, e farne godere agli amici. Questi boschetti sono dodici: la Sala da ballo, la Girandola, la Colonnata, le Cupole, l’Encelado, l’Obelisco, la Stella, il Teatro d’acqua, i Bagni d’Apollo, le Tre fontane, l’Arco trionfale ed il Laberinto. Questo ultimo è stato disfatto al principio di questo regno e vi si è istituito un giardino all’inglese. Si osservano in questi boschetti capolavori di scultura e d’architettura. I più degni di attenzione sono i Bagni d’Apollo, e la Colonnata. Si vede nel primo un gruppo di sette figure di marmo bianco, unico per la sua grandezza e perfezione, e si ammira nell’altro un peristilio di forma circolare, composto di trentadue colonne di diversi marmi scelti. Il giorno delle nozze, di cui parlo, tutti questi boschetti erano aperti. Vi era festino in quello della Sala da Ballo ed in quello della Colonnata, e nella sala dei Castagni. Gli altri poi offrivano vari divertimenti per trattenere il pubblico, essendosi fatti venire a posta i piccoli spettacoli di Parigi.

I forestieri, che non conoscono questa capitale, saranno forse desiderosi di sapere in che consistano i piccoli spettacoli di cui parlo. Nel seguente capitolo io li soddisfarò, e termino il presente riportando un tratto eroico che concerne la religione non meno che l’umanità. In questo medesimo anno 1771, ed in mezzo alle grandiose feste ed altre allegrie della corte la principessa Luisa, figlia del re Luigi XV, abbandonò il mondo, e andò a chiudersi per tutto il tempo di sua vita in un chiostro, scegliendo l’ordine più umile ed austero. Nel convento delle Carmelitane di San Dionisio questa devota principessa vestì l’abito di Santa Teresa; non già per il timore che il soggiorno reale fosse d’impedimento all’esercizio della sua pietà e delle sue virtù, ma perchè la corruzione del nostro secolo aveva bisogno di un luminoso ed imponente esempio per ricondurre le anime timide nel sentiero della pietà e della cristiana perfezione. Iddio volle scegliere una principessa del sangue Borbonico per servir loro d’incoraggiamento.