Memorie
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
XXXII
MEMORIE
Porgi, fanciulla mia, porgi le dita,
che il giorno è mesto agli ebani canori;
e, come malinconica e romita
tortore piagne a la stagion dei fiori,
tu pur, fiso lo sguardo oltre la vita,
piagni a tre corde come son tre cuori:
piangi in questa di Dio lingua infinita,
che s’annunzia immortal, s’anco tu muori.
Ali, non sai, lacrimando in poche note,
quanta parte di ciel manifestarmi
tu, non altri del mondo, unica puoi!
Che tu divelli da l'eterne rote
la madre tua. Si veramente panni
d’averla presso a piangere con noi.