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XXXI

FARFALLE

Picciolette farfalle vagabonde,
che d’iridi il sol veste e l’acr pigne,
or da sopra le siepi, or presso Tonde,
or dove l’erba in fior tutta si tigne;
voi nulla ingrata servitú costrigne:
voi nulla asperitá fa nien gioconde:
sino il cieco desio, che vi sospigne,
vi mena a morte e l’ora vi nasconde.
Picciolette farfalle, oli fosser pari
a vostra eccitate i pcnsier miei,
che si non pungericn lunghi né amari!
Anzi, a Tullimo di, gli addormirei
fra le ondicelle e i fior che mi fúr cari,
polve ignorata agli uomini e agli dèi.

XXXII

MEMORIE

Porgi, fanciulla mia, porgi le dita,
che il giorno è mesto agli ebani canori;
e, come malinconica e romita
tortore piagne a la stagion dei fiori,
tu pur, fiso lo sguardo oltre la vita,
piagni a tre corde come son tre cuori:
piangi in questa di Dio lingua infinita,
che s’annunzia immortal, s’anco tu muori.
Ali, non sai, lacrimando in poche note,
quanta parte di ciel manifestarmi
tu, non altri del mondo, unica puoi!
Che tu divelli da l'eterne rote
la madre tua. Si veramente panni
d’averla presso a piangere con noi.