Melpomene, di fior sparsa le gote (1834)

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Melpomene, di fior sparsa le gote Intestazione 3 luglio 2023 75% Da definire

Se benchè al nome tuo fama raccenda Io per soverchia età piedi ho mal pronti
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


[p. 42 modifica]

LXII

PER LI GIUOCATORI DEL PALLONE IN FIRENZE

L’estate dell’anno 1619

Melpomene, di fior sparsa le gote,
     E di neve il bel seno,
     Sull’Argivo terreno
     Già si fe’ giuoco di volubil rote,
     5E per lo campo Eleo forti cursori
     Già travagliaro il piede,
     E corona si diede
     Allo studio gentil de’lor sudori:
     Certo a ragion; perchè virtù s’avanza,
     10Ov’ella di mercè prende speranza.
Ora sull’Arno a gioventù, che spande
     Sudore in giuochi egregi,
     Melpomene quai fregi,
     Deh dimmi, e quali si daran ghirlande?
     15Io così dissi, ed ella indi rispose:
     Porgi gli orecchi attenti;
     Io con giocondi accenti
     Cose dirotti al vulgo vil nascose:
     Poi sulla cetra d’ôr la bella Diva
     20Rosate labbra a queste note apriva:
Tempo già fu, che per li monti errante,
     E per le Frigie selve
     Guerreggiator di belve,
     Un rapido garzon movea le piante,
     25Ben largo il petto ed allenato il fianco,
     Bruni gli sguardi e vivi,
     E per li campi estivi
     Tinti alquanto gli avorj, ond’era bianco
     Il nobil volto, ed avea d’ôr le chiome,
     30Acero per ciascun chiamato a nome.
Per sua beltà nelle foreste d’Ida
     Cento Ninfe penaro,
     Ma d’incendio più chiaro
     Arse le vene e si distrusse Elvida;
     35Nè fu scarsa di pianti e di lamenti;
     Anzi preghiere offerse:
     Ma pur tutte disperse
     Quell’indurato cor lasciolle a i venti:
     Ond’ella al fin del cacciator crudele
     40Fece con Berecintia aspre querele:

[p. 43 modifica]

Poichè il soave fin de’ miei desiri
     In tutto si dispera,
     E con un cuor di fera
     10Perdono suo valor pene e martíri;
     Veggane almen vendetta, alma Cibelle,
     Se mai per Ati ardesti
     I tuoi furor sian presti,
     Per me fedele infra tue note ancelle;
     15Flagella tu lo smisurato orgoglio,
     E verrà men acerbo il mio cordoglio.
Così diss’ella, e giù dal viso adorno
     Caldi pianti disciolse,
     E Cibelle raccolse
     20L’afflitte voci, e vendicolla. Un giorno
     Acero in selva dava caccia ad orso
     Terribile e feroce,
     Ed ecco il piè veloce
     Piantasi in terra, e gli vien meno il corso;
     25E verdi rami gli si fer le braccia;
     E rozza scorza gli adombrò la faccia.
Or di tal pianta, e che tra voi già nacque
     D’uom forte e si robusto
     Par che fregiar sia giusto
     30I vostri Atleti, e qui sorrise, e tacque;
     Ond’io trascorrerò con le man pronte
     Per la selvaggia sponda,
     E della bella fronda,
     Giovani altier, v’adornerò la fronte;
     35Poichè del tronco stesso anco guernite
     Il nudo braccio, ove a contesa uscite.
Con picciol premio lusingando onora
     La mortale fatica
     Clio, che di cetre amica,
     40Sulie piagge Febee fa sua dimora;Ma
     Cosmo, la cui luce alma rischiara
     D’Italia i bei sembianti,
     I eui fulgidi vanti
     Anco l’invidia a riverire impara,
     45Di cui poggiano al ciel pensieri e voglie,
     Largo dell’oro arricchirà le foglie.