Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XXVIII
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§. XXVIII.
Errori che possano commettersi nel calcolare i progressi dell’agricoltura.
Può accadere tal volta che da i banchi pubblici si ribassi l’interesse del denaro, offerendo il capitale a chi lo voglia, e pochi si presentino per riavere il capitale, senza che questo provi che l’agricoltura in quello Stato sia al colmo. Per conoscere la spiegazione d’un tal fenomeno basterà, riflettere, che gli utili che si potrebbero avere dall’agricoltura, suppongono la massima libertà del commercio delle derrate; che vi vuole una energia non volgare per intraprendere d’accrescere il valore de’ fondi terrieri; che l’indolenza umana sa che preferisca un utile minore, ma agiato, a un maggiore che richiede inquietudine e occupazione; che dove l’attività non sia universalmente in fermento, pochi uomini osano slanciarsi sopra il livello comune. Se adunque non vi saranno comodi e sicuri impieghi de’ capitali a più alto interesse, la maggior parte de’ creditori pubblici si contenterà del ribasso, e lascierà i suoi capitali su i banchi. Da questo fatto non vi è miglior ragione per argomentare in favore dell’agricoltura di quella che vi sarebbe per argomentare in favore delle manifatture. L’interesse del denaro ribassato promuove l’industria nazionale, siccome si è detto; ma non è una prova che l’industria sia già in piena attività. Ho detto pure che dall’interesse del denaro si può calcolare la reciproca felicità delle nazioni; ma ciò s’intende un interesse uniformemente ribassato ne’ denari che si accomodano, e allora paragonando l’interesse nostro coll’interesse che corre in altri Stati, avremo la misura per calcolare quale de’ due goda di maggiore felicità.
Annotazioni.
Io mi figuro che l’Autore non abbia voluto parlare che della quantità de’ Cavalli, che nutrisce in qualche Paese una mal intesa grandezza, ed un soverchio lusso di carrozze, allorchè dice che uno Stato quanto più numero di bestie alimenta, tanto minor numero d’uomini può alimentare; ed in tale supposto non converrebbe cercare nell’Agricoltura il rimedio di questo male. In caso diverso, o parlasi di quelle bestie che servono alla coltura ed ai trasporti, o parlasi di quelle che servono per dare una nuova forma ed un nuovo valore ai prodotti della terra, o finalmente di quelle che servono al vitto, la proposizione sarebbe, troppo assurda; e quando, come pare dal contesto, fosse un risultato dei Canoni d’Agricoltura stabiliti nel precedente Capitolo, questa sarebbe una nuova e convincente prova della loro insussistenza.
I prati, i pascoli, ed i Fondi Comunali non son punto un contrassegno di una men florida Agricoltura, anzi i primi sono indispensabili, e gli altri dipendono d’ordinario dal sistema e leggi, delle quali non si possono togliere gli effetti senza il concorso del legislatore; in quella maniera, che si potrà dire che l’Agricoltura va prosperando, quantunque vi sieno dei pezzi di terreno non coltivati, purchè questi sieno in quantità minore a fronte di una data epoca antecedente.
In tutti i paesi del mondo poi il basso interesse del denaro sarà sempre il segno più decisivo della loro prosperità assoluta e relativa, e la diminuzione dell’interesse, che non può non essere uniforme, sarà sempre favorevole tanto all’industria, che all’Agricoltura, e la proprietàFonte/commento: Pagina:Verri - Meditazioni sulla economia politica, 1771.pdf/273 di un fondo sarà ognora dagli uomini preferita a termini eguali ed anche inferiori, ad un impiego precario, e talvolta mal sicuro de’ propri capitali, eccettuato però quello Stato, nel quale si potesse temere di veder adottata la massima di rifondere in tutto, o in parte sulle terre que’ tributi, che prima restavano altrimenti ripartiti.