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Lucio Anneo Seneca - Medea (61)
Traduzione dal latino di Ludovico Dolce (1560)
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Medea Un altro argomento più breve

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ARGOMENTO

DELLA SETTIMA

TRAGEDIA INTI-

TOLATA MEDEA.



AAL SOLE (come racconta Diodoro Sicolo) di Persa sua moglie, o secondo altri di Hecate, generò due figliuoli; Eta, e Perse. L’un de’ quali signoreggiò in Colco presso alla palude Meotide: e l’altro fu Re del paese Taurico: ambedue fieri e crudeli. Eta di Ipsea figliuola di Perse hebbe tre figliuoli, Circe, Medea, et Absirto: il quale, come vuol Pacuvio, si chiamò Egialeo. Circe datasi alle malie imparò a conoscer la virtù e le forze di diverse herbe. La quale per cagion della sua crudeltà scacciata dal Regno de’ [p. 188v modifica]Sarmathi da gli habitanti, venne ad habitare in Italia, fermandovisi in un Promontorio di quella parte, ch’era detta il Latio, il quale dal suo nome fu chiamato Circeo. Medea, quantunque dalla madre e dalla sorella havesse appresa l’arte delle malie, era non dimeno d’ingegno e di natura diverso da lei, come quella che havendo il padre suo in costume di occidere in sacrificio coloro, che capitavano nella sua corte, ella procacciava con preghi di ritrarlo da quella crudeltà, e ridurlo a più benigna usanza: et alle volte ancora, suo malgrado, traheva i forastieri di prigione. Per le quai cose sdegnatosi il padre, l’haveva dannata a oscura prigione. Ma ella si ricoverò nel Tempio del Sole, il quale era fabricato su’l lito alla bocca del Fasi: e in questo Tempio a guisa di luogo di Franchigia stava sicura. Fra tanto Giason, figliuolo di Esone, di comandamento di Pelia suo zio, andò allo acquisto del vello dell’oro, che quivi si conservava: alla quale impresa navigarono seco quasi tutti i più arditi e valorosi giovani, che si trovassero in Grecia. Essendo egli adunque andato a questo tempio del Sole, vide Medea, la quale andava a diletto per il lido del mare, e le raccontò la cagion, che quivi a navigare indotto l’haveva. Medea non solamente maravigliandosi della bellezza di Giasone, ma di lui innamoratasi, gli fece a sapere la crudeltà del padre; e le promise [p. 189r modifica]d'insegnarli il modo da domare alcuni formidabili Tori, che havevano i piedi di rame, e soffiavano per le narigi il fuoco, e da potere impadronirsi della ricca pelle di oro senza alcun pericolo di vita: e così toglier di vita il Dragone, che sempre negghiava: ove egli la volesse prender per moglie. Giasone adunque col costei aiuto havendo acquistata la desiderata preda, insieme con Medea e con Absirto suo fratello via fuggirono. Iquali seguitando Eta, Medea per haver maggior tempo da poter fuggire, e per trattenere il Re suo padre nel camino, amazzò il fratello Absirto: e divisolo a membro a membro, gli sparse in diversi luoghi, per dove egli haveva a passare. Onde egli essendo occupato in far raccorre e sepelir le membra del figliuolo, in tal guisa lo indusse a cessar di seguitarla. E quel luogo dal partimento de’ membri fu detto Tomo. Medea dopo lunga navigatione, arrivò in Thessaglia: ove a preghi di Giasone ringiovenì il padre Esone, che era in estrema vecchiezza. Rassettate dipoi Giasone le cose di Thessaglia, (come dicono alcuni) diede il vello dell’oro al Re di Corintho. Appo il quale essendo dimorato dieci anni, prese per moglie una sua figliuola, detta Glauce, o secondo alcuni Creusa. E Medea, che di ciò sommamente si lamentava, cacciò dalla città. Laquale nel fine havendo ottenuto il ritorno d’un giorno solo, una vesta infettata di magici [p. 189v modifica]veleni (la qual si dice che fu dono del cielo) et un monile di gemme e d’oro intessuto: overo una corona, si come dicono alcuni, fatta di Naphtha, laquale posto il fuoco ben che lontano, subito si accende, mandò tutte queste cose per suoi figliuoli, che due ne haveva ricevuti da Giasone in dono alla nuova sposa: lequali da i lumi, che erano accesi la notte nelle nozze di Giasone, apprendendo il fuoco, abbruciò tutto il Real palazzo insieme con Creonte e la figliuola. Poscia alla presenza di Giasone, i due figliuoli crudelmente ammazzati, da Dragoni in aria sollevata, volò in Athene: ove Egeo un solo la ricevè nella sua corte, ma la prese anco per moglie. Di cui havendo già un figliuolo, detto Medo, Theseo figliuolo di Egeo, ma ancora non veduto dal padre, giunse in Athene: ilquale temendo forte Medea e per se medesima e per il figliuolo, apprestò una bevanda di aconito, nato della spuma di Cerbero: e persuase Egeo, che a lui, come a nimico, lo porgesse a bere. Et essendo gia Theseo per porvi sopra le labbra, veduto il manico della sua spada, fu conosciuto per figliuolo, e vietò subito, che bevesse. La onde Medea con suoi incantesimi fece venire una nube, et insieme col figliuolo da quella nascosa, volò in Asia. Giasone per questi così horribili accidenti non potendo reggere al dolore, se medesimo uccise. [p. 190r modifica]

Nel primo Atto si discrivono i lamenti di Medea: laquale chiama in vendetta gli Dei. Nel secondo si contiene l’esilio datole da Creonte. Nel terzo vi sono i conforti della Nudrice, che la esorta a sostener l’esilio con pacienza. Nel quarto si racconta gli apparecchi della vendetta. Nel quinto il Nuntio riferisce quello, che avenuto è de i doni di Medea, ilquale la conforta a lasciar Corintho: ove anco si contiene la violenta morte di figliuoli.