Medaglie in onore di Callisto terzo e del Cardinale Ippolito secondo d'Este

Bernardo Morsolin

1896 Indice:Rivista italiana di numismatica 1896.djvu Rivista italiana di numismatica 1896/Numismatica Medaglie in onore di Callisto terzo e del Cardinale Ippolito secondo d’Este Intestazione 21 giugno 2018 75% Da definire

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MEDAGLIA


in onore di


CALLISTO TERZO


e del cardinale


IPPOLITO SECONDO D’ESTE.



Tengo sott’occhio una medaglia del buon secolo, non registrata nei "Médailleurs Italiens„ dell’Armand. Il suo diametro è di quarantadue millimetri. Vi si rappresenta nel diritto il papa Callisto terzo, o altrimenti Alfonso Borgia, spagnuolo, nato nel 1377 e morto nel 1438, dopo tre anni di pontificato. Il busto, volto a sinistra, è in mitra e piviale. Vi si legge all’ingiro: – CALISTVS · PAPA TERTIVS · – Dall’altro lato è raffigurato Ippolito d'Este, figlio d’Alfonso primo, Duca di Ferrara, e di Lucrezia Borgia, nato nel 1509 e morto nel 1572 dopo quarantaquattro anni di cardinalato. È l’Ippolito ricco e fastoso, a cui devesi la sontuosa villa di Tivoli. Il busto, volto ugualmente a sinistra, è in cappello cardinalizio e in mantellina con barba e capelli ricciuti e con la leggenda: HIPP · EST · II · CARD · FERR · –

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Ho detto che la medaglia non è registrata dall’Armand. Per maggiore precisione devo ora ricredermi; devo dichiarare cioè ch’essa non è registrata quale si presenta nell’esemplare, custodito nel Museo Civico di Vicenza. Il diritto, del resto, è eguale, per dimensione e per leggenda, al diritto d’una medaglia, annoverata tra quelle d’Andrea Guazzaiotti, o altrimenti d’Andrea da Prato. Vi differisce però interamente il rovescio, nel quale è scolpito lo scudo dei Borgia, sormontato dalle chiavi e dalla tiara, coll leggenda: — ALFONSVS · BORGIA · GLORIA · ISPANIE · — 1. E l’Armand descrive pure il rovescio, eguale del pari per diametro e, sino a un certo punto, per leggenda a quello dell’esemplare vicentino; ma lo descrive non come il rovescio, bensì quale il diritto d’una medaglia a sé, in onore del Cardinale Ippolito secondo d’Este. Il lavoro poi è annoverato tra le medaglie non uscite dal punzone del Guazzalotti, che finiva in pieno secolo decimoquinto, ma tra quelle del Pastorino da Siena, posteriore, presso a poco, di cent’anni al Pratese2. Devo però aggiungere che l’esemplare del Museo di Vicenza difetta del millesimo — 1554 — che segue alla leggenda, e del — P — iniziale del cognome dell’artefice.


È vezzo costante dell’Armand di citare o l’opera, in cui s’illustra o riproduce ciascuna delle medaglie da lui registrate, o d’additare il gabinetto, o la collezione, che ne custodisce l’esemplare. Per ciò, che si riferisce alla medaglia in onore di Callisto, rimandasi da lui il lettore al "Trésor de Numismatique et de Glyptique„3, al Bonannis4 e al Friedlander5. Quanto [p. 457 modifica]alla medaglia, in onore dell’Estense, citasi unicamente la grande opera del Litta6. Ma né dell’una, né dell’altra ricordasi collezione, o gabinetto alcuno, in cui se ne conservino gli esemplari. Parrebbe pertanto che il Litta, oltre l’effige del Cardinale, di cui la descrizione si porge esattissima, dovesse portare esatta del pari anche la leggenda. Ma non é così. Vi si desidera cioè l’ultima parte, ch’è quanto dire il millesimo — 1554 —, e il — P — che è l’iniziale, come s’è detto, del cognome dell’artefice. Vi sta scolpito, in vece, sotto il busto, il millesimo — 1500 —, che verrebbe a portare una certa confusione. Basti dire che nel 1500 il Cardinale Ippolito e il Pastorino non erano ancor nati. E si potrebbe anche aggiungere che dal difetto del millesimo e della iniziale scaturirebbe naturalmente anche il dubbio intorno all’autenticità della medaglia.

Ma dato pure che il rovescio della medaglia sia fattura del Pastorino, non può non destare una certa maraviglia che all’opera del Guazzalotti, vissuto in pieno secolo decimoquinto, s’accoppii il conio d’un artefice, posteriore di quasi cent’anni. Devo avvertire però che il caso non è nuovo. L’Armand stesso ne fa fede più volte in certe medaglie, coniate segnatamente in onore di papi; dove il diritto è lavoro d’un punzone e il rovescio di un altro, non del medesimo tempo. Quanto al caso nostro, non v’ha dubbio che la medaglia fu coniata nel secolo decimosesto a’ tempi del Pastorino, o di chi scolpì le fattezze d’Ippolito secondo d’Este. E il motivo dell’accoppiamento del nome di Callisto terzo a un Estense, che discendesse dal Duca Alfonso primo non è, mi pare, molto difficile a indovinarsi.


S’è già accennato che Ippolito secondo d’Este nasceva d’Alfonso primo e di Lucrezia Borgia. E Lucrezia era figlia, com’è noto, di Alessandro sesto, il Cardinale Roderico Lanzol, nipote di Callisto terzo, che dallo zio aveva avuto con la [p. 458 modifica]dignità prelatizia anche la facoltà di usare del nome dei Borgia. Io non so quali motivi avessero gli Estensi di gloriarsi della parentela con l’insigne casato di Spagna. Stando al Gregorovius, dovrebbesi pensare che la famiglia Borgia, verso il 1550, venti anni cioè dopo la morte di Lucrezia, fosse quasi diventata un mito nella mente degli Estensi, e che un caso strano vi rinnovasse la memoria per l’apparizione in Ferrara di don Francesco Borgia, discendente del Duca di Gandia, ascritto più tardi nell’albo de’ Santi7. E come non conosco i motivi, per i quali gli Estensi avessero a gloriarsi della parentela, così non saprei dire chi desse la commissione della medaglia. Dato però che la medaglia si coniasse, come vorrebbe l’Armand, nel 1554, si potrebbe anche congetturare ch’essa fosse il frutto della rinfrescata memoria. La quale avrebbe dovuto durare anche successivamente in forza specialmente della dignità d’Ippolito, annoverato tra i grandi dignitari della Curia romana e del grado eminente del Borgia, salito più tardi a capo della Compagnia di Gesù, il cui Generale si pareggiava, se non in apparenza, certo in sostanza, ai principi della Chiesa Cattolica.

Bernardo Morsolin.               





Note

  1. Armand, Les Médailleurs italiens, vol. I, pag. 48, n. 7. Paris, 1883.
  2. Armand, Op. cit, vol. I, pag. 192, n. 28.
  3. Médailles des Papes, I, XXII, 5. Paris, 1839.
  4. Numismata Pontificum Romanorum, I, LVII, a. Romae, 1716.
  5. Die italienischen Schaumünzen des fünfzehnten Jahrhunderts, XXIV. Berlin, 1880-1882.
  6. Litta, Famiglia d’Este, n. 41.
  7. Gregorovius, Lucrezia Borgia, pag. 342. Lib. II. Firenze, 1874.