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medaglia in onore di callisto terzo, ecc. 457

alla medaglia, in onore dell’Estense, citasi unicamente la grande opera del Litta1. Ma né dell’una, né dell’altra ricordasi collezione, o gabinetto alcuno, in cui se ne conservino gli esemplari. Parrebbe pertanto che il Litta, oltre l’effige del Cardinale, di cui la descrizione si porge esattissima, dovesse portare esatta del pari anche la leggenda. Ma non é così. Vi si desidera cioè l’ultima parte, ch’è quanto dire il millesimo — 1554 —, e il — P — che è l’iniziale, come s’è detto, del cognome dell’artefice. Vi sta scolpito, in vece, sotto il busto, il millesimo — 1500 —, che verrebbe a portare una certa confusione. Basti dire che nel 1500 il Cardinale Ippolito e il Pastorino non erano ancor nati. E si potrebbe anche aggiungere che dal difetto del millesimo e della iniziale scaturirebbe naturalmente anche il dubbio intorno all’autenticità della medaglia.

Ma dato pure che il rovescio della medaglia sia fattura del Pastorino, non può non destare una certa maraviglia che all’opera del Guazzalotti, vissuto in pieno secolo decimoquinto, s’accoppii il conio d’un artefice, posteriore di quasi cent’anni. Devo avvertire però che il caso non è nuovo. L’Armand stesso ne fa fede più volte in certe medaglie, coniate segnatamente in onore di papi; dove il diritto è lavoro d’un punzone e il rovescio di un altro, non del medesimo tempo. Quanto al caso nostro, non v’ha dubbio che la medaglia fu coniata nel secolo decimosesto a’ tempi del Pastorino, o di chi scolpì le fattezze d’Ippolito secondo d’Este. E il motivo dell’accoppiamento del nome di Callisto terzo a un Estense, che discendesse dal Duca Alfonso primo non è, mi pare, molto difficile a indovinarsi.


S’è già accennato che Ippolito secondo d’Este nasceva d’Alfonso primo e di Lucrezia Borgia. E Lucrezia era figlia, com’è noto, di Alessandro sesto, il Cardinale Roderico Lanzol, nipote di Callisto terzo, che dallo zio aveva avuto con la

  1. Litta, Famiglia d’Este, n. 41.