Medaglia di Giovanni di Girolamo in onore di Gian Bartolomeo d'Arzignano

Bernardo Morsolin

1893 Indice:Rivista italiana di numismatica 1893.djvu Rivista italiana di numismatica 1893

Medaglia di Giovanni di Girolamo in onore di Gian Bartolomeo d’Arzignano Intestazione 18 marzo 2018 75% Numismatica

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MEDAGLIA


di

GIOVANNI DI GIROLAMO


in onore di


GIAN BARTOLOMEO D’ARZIGNANO


(Vedi tavola III)

(Riduzione a 2/3 dal vero)


Ho sott’occhio una medaglia della dimensione di millimetri 122. L’esemplare non è l’originale, ma una produzione in zolfo, custodita nel Museo Civico di Vicenza. Nel diritto si raffigura il busto di un individuo in quella età, che non tocca ancora la fine della giovinezza, volto a sinistra. L’insieme, alquanto rilevato, si prolunga a più che mezza la persona.

È senza barba, vestito di un robone, chiuso davanti al petto da una lunga fila di bottoni. I capelli lisci e arrotondati coprono l’intera fronte e si prolungano, gradualmente, lungo l’estremità delle guancie, alquanto paffute, per finire voluminosi alla nuca e nascondervi l’orlo superiore della veste. La testa è coperta d’un berretto con la falda posteriore ripiegata all’insù. Vi corre all’ingiro la leggenda: — HEC • EFFICIES • EST • JOANNIS • BARTOLOMEI • FILII • JOANNIS • CRISTOFORI • D • ARZIGNANO • CIVIS • VINCENTINI • — Rappresentasi nel rovescio un albero secco, co’ rami tronchi e sfrondati, tra il fusto e il ramo inferiore del quale spiegasi dall’una parte e dall’altra una specie di pergamena, o papiro con la scritta: — HOC • OPV • FECIT • JOANNES • HIERONIM’ • DE • AGNI • XIIII • [p. 86 modifica]M • CCCC • L • XXX • V • III • - Devo avvertire che l’originale non è di metallo, ma di pietra viva, o di marmo, e fa parte alle Collezioni del Museo Correr in Venezia.

Ne dà notizia il Lazari1, senza però provarsi di illustrarne di proposito i nomi del diritto e del rovescio.



Di Giambartolomeo d’Arzignano non è rimasta, ch’io sappia, memoria alcuna. Di lui non s’ignorano però né la famiglia, né il padre. Arzignano è una grossa terra, attraversata dal Chiampo, a occidente di Vicenza. Vi dista quattordici chilometri. Era feudo, in antico, d’un ramo de’ Conti, che rifugiatisi ne’ tempi di mezzo in Vicenza, vi conservarono l’agnome del luogo d’origine. Da’ Conti non deriva però la famiglia di Giambartolomeo. Gli ascendenti di lui erano semplici terrazzani d’Arzignano, che, fermata dimora in Vicenza, si chiamarono, senz’altro, dal luogo natio. Il tramutamento nella città non risale più in su del quarto decennio del secolo XV. Il primo a lasciare Arzignano per Vicenza chiamavasi Uguccione di Bartolomeo, che fu notaro pubblico e maestro di grammatica a un tempo. I suoi atti si conservano tuttavia nell’Archivio Notarile di Vicenza. Nacquero di lui cinque figliuoli, Giangiacomo, Giammarco, Gianfrancesco, Giannantonio e Giancristoforo2 . Quest’ultimo è l’unico, di cui sia rimasta qualche notizia. Pare che in [p. 87 modifica]lui si travasasse l’amore del padre a’ buoni studi. Ne fa testimonianza un’operetta inedita sulla vita e sui costumi de’ filosofi antichi, da Falete a Prisciano il grammatico, compiuta il 17 febbraio 1467 a ore diciotto3; nella quale l’egregio uomo raccoglie e coordina le notizie, lasciate in proposito dagli antichi scrittori4.

Che Giambartolomeo fosse figlio di Giancristoforo d’Arzignano, autore della sullodata operetta, non è un fatto, mi pare, sul quale possa cadere alcun dubbio. Nulla del resto ci lascia nemmeno indovinare a quale professione egli si desse, se coltivasse, o no gli studi; se morisse giovane, o in età avanzata. Dall’effigie scolpita sulla medaglia è dato argomentare soltanto che nel 1488 fosse, come ho pur detto, in quel periodo di vita, in cui finisce forse la giovinezza, tra i venticinque cioè e i trent’anni; è dato argomentare che le forme di lui fossero ben complesse e, diremo anche, leggiadre.



Se poco è dato conoscere di Giambartolomeo d’Arzignano, in cui onore fu scolpita la medaglia, molto meno, per non dir nulla, si sa dello scultore.

Il Lazari, che fu il primo a far parola della detta medaglia, ebbe a sospettare, per un momento, che essa potess’essere lavoro di quel Giovanni, che il Vasari ricorda e loda nella vita del Sansovino. Ma [p. 88 modifica]alla ragionevolezza della congettura faceva contro, anzi tutto, la paternità. Il Giovanni del Vasari si chiamava non di Girolamo, ma di Giacomo. Vi si aggiunga la disuguaglianza dell’età, in cui devono esser vissuti l’uno e l’altro de’ due. La vita del Sanso vino fu scritta, com’è noto, nel 1568. E nel 1568 il Giovanni di Giacomo, ancorché inoltrato negli anni, non aveva cessato secondo il Vasari, di lavorare di lena5. L’autore della medaglia, nato, come risulta dalla leggenda del rovescio, nel 1474, avrebbe toccato nel 1568 i novantaquattro anni: ciò, che dove pure la morte non lo avesse ancor colto, escluderebbe in lui l’esercizio dello scalpello. L’operosità pertanto del Giovanni di Girolamo, dato che non gli si spegnesse la vita nel mattino degli anni, è a credere si svolgesse non posteriormente alla seconda metà del secolo XVI.



Leonardo Trissino, l’amico del Giordani e del Leopardi, avverte che nella Sagrestia dell’Arcipretale di san Clemente in Valdagno è dato ammirare un’ancona in pietra, trasportatavi dall’antica chiesa, demolita da già più che un secolo. Vi si rappresenta, nel mezzo, la Vergine con quattro Santi, due dall’uno e due dall’altro lato. Sta scolpito più abbasso, a mezzo busto, il Salvatore coi dodici Apostoli, pure a mezzo busto, sei a destra e sei a sinistra. A piedi della Vergine sta scolpita la leggenda: — OPVS HIERONIMI • 1445 – " L’arte „ scrive il Trissino " non fece nelle " mani di Girolamo, certi avanzamenti; ma egli operava meglio di Nicolò da Comedo, suo [p. 89 modifica]contemporaneo, „ ricordato dal Cicognara6, " se si eccettui la statua della Vergine in Priabona7 „.

Ora è noto che ne’ tempi, de’ quali si parla, l’arte nelle famiglie era, se così si può dire, ereditaria; si trasmetteva cioè di padre in figlio. Sicché potrebbe cogliere forse nel segno chi pensasse che il Giovanni, autore della medaglia, fosse figlio del Girolamo, che trattava lo scalpello nel 1445, e imparasse da lui l’arte, della quale rimane una bella testimonianza nella medaglia, in onore di Giambartolomeo d’Arzignano.

Io so bene che il Giovanni, il quale ne scolpiva le sembianze, nasceva, come risulta dalla leggenda, nel 1474 e che a chi lo riputasse figlio del Girolamo, potrebbesi opporre la distanza dell’età tra l’uno e l’altro de’ due; potrebbesi opporre che non è verosimile affatto che un uomo, il quale faceva un’opera di merito nel 1445, avesse a generare, un figliuolo in capo a quasi trent’anni. E sia pure, purché si sapesse che l’ancona si fosse scolpita nel pieno della virilità. Ma dato, come pure non è irragionevole a presupporsi, ch’essa si facesse nel fiore della giovinezza, sui venticinque cioè, o sui trent’anni, chi vorrebbe negare che Giovanni nascesse da un padre, la cui età volgeva dall’undecimo al duodecimo lustro?



La medaglia scolpita, come si rileva dalla leggenda, a quattordici anni, non è certo di tale natura [p. 90 modifica]da disonorare un autore, già provetto nell’arte e nella fama. Il Conte Giovanni da Schio vi avvertiva un non so che di arieggiante alle maniere di Giambellino8. Certo è che la bontà del lavoro non può non far dolere che di lui si desiderino invano altri saggi. Del che qual fosse la cagione, non è dato neppure indovinare; se pur, come avviene talvolta degli ingegni precoci, la morte non rapiva anzi tempo l’artefice.

Da fiori così promettenti, del resto, qual si porge la medaglia, è ragionevole presagire, che non vi si sarebbero dissomigliati anche i frutti.

Vicenza, Agosto 1892.



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Note

  1. V. Lazari, Notizie delle Opere d’Arte e d’Antichità della Raccolta Correr di Venezia, n. 1492, pag. 260. Venezia, 1850.
  2. Barbarano, Alberi genealogici di famiglie vicentine, Msc. nella Biblioteca Comunale di Vicenza. — Pagliarini, Croniche di Vicenza. Lib. VI, pag. 321. Vicenza, 1663.
  3. De Vita et Moribus philosophorum veterum, etc. Explicit liber de vita et moribus philosophorum per me Joannem Christophorum filium Ucigionis (sic) de Arzignano civis vicentini die Martis 17 februarii MCCCCLXVII hora 18, Vicentiae ad o/ficium dadi ad grosum. Vedi Calvi, Biblioteca degli Scrittori vicentini. Tom. III, pag. 9. Vicenza, 1775.
  4. Calvi, Op. e loc. cit. — Mazzucchelli, Voi. I, parte I, pag. 1147.
  5. Lazari, Op. et loc. cit.
  6. Cicognara, Storia della Scoltura. Vol. II, pag. 195. Venezia, 1816. Morsolin, Trissino, Ricordi storici. Cap. IV. Vicenza, 1881.’
  7. L. Trissino, Artisti vicentini. Vol. I. Msc. nella Biblioteca Comunale di Vicenza.
  8. Da Schio, Memorabili, Msc. nella Bibl. Comunale di Vicenza.