Matematica allegra/3d
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La leggenda della piramide
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Ed eccomi a mantenere la promessa di raccontarvi come e perché - stando alla tradizione - nascesse nel Faraone Cheope l’idea di costruirsi un così strano sepolcro a forma di Piramide, nel quale nessuno avrebbe mai potuto entrare.
Cheope, intanto, era una bravissima e degnissima persona: anche all’infuori delle origini divine che il volgo gli attribuiva, egli avrebbe meritato ugualmente di essere il re, perché di tutti migliore. Sua preoccupazione continua era il miglioramento delle condizioni del suo popolo, e la giusta applicazione delle savie leggi del suo avo Menéte. La sua bontà, veramente eccezionale, lo portava sovente in mezzo al popolo, del quale voleva conoscere di persona le aspirazioni e le reali necessità.
Dovete riconoscere che per un re di stirpe divina tale interessamento era davvero meritevole di ogni elogio, ed era la palese dimostrazione della sua veramente infinita bontà. Ma per un re frequentare troppo il popolo è pericoloso: nei moderni tempi civili ed educati all’umanitarismo, un re che andasse in mezzo al suo popolo, correrebbe il rischio, prima o dopo, d’esser tolto di mezzo con una bombetta a mano o con una sventagliata di mitra, o con un elegante gingillo di calibro nove. Ma a quei tempi l’umanità non era ancora progredita sulla via gloriosa della civiltà e la vita umana era rispettata, specialmente s’era quella di un re.
Ma pericolo c’era ugualmente: di diverso tipo, ma c’era. Cheope, rege di stirpe divina, si incontrò un giorno con una bellissima ragazza del popolo, che gli piacque tanto tanto. Purtroppo per lui, dopo averla vista e rivista, decise di sposarla, di elevarla cioè al suo rango, all’altezza Reale.
La ragazza, alla quale era capitato quel bel 13 al Totocalcio matrimoniale, non disse certo di no, ed ottenne subito anche l’approvazione della madre. Del resto, se anche avessero voluto dir di no, come avrebbero potuto opporsi alla volontà del re? Venne posta una sola condizione: che la madre potesse seguire la figlia nel palazzo regio, col rango di regina madre, o di regina suocera. Condizione, naturalmente subito accettata dal buon re: in tal modo, celebrate le nozze con la sontuosità che caratterizzava l’epoca, la figlia e la madre si installarono in due meravigliosi appartamenti del palazzo faraonico, un po’ distanti, ma legati da un interminabile groviglio di stanze e di corridoi.
Però, sinceramente, diciamolo qui fra noi: quella gallinella del popolo ebbe una bella fortuna! da gallinella semplice diventare di punto in bianco una faraona! Quanto alla vecchia, pare che Cheope, quando la vide nel ricco abito da cerimonia, sia restato in dubbio fra l’elevarla al rango di Grande Vacca (buoi e vacche erano a quel tempo adorati e riveriti come la più evidente manifestazione della divinità nella natura) o farla bollire a fuoco lento in un grande paiolo pieno d’acqua, onde liberare l’anima dal corpo e farla giungere al più presto alle gioie dell’aldilà.
Pare che da quel dubbio e dalle conseguenti riflessioni del re, sia nato quel famoso proverbio, che si usa ancora ai giorni nostri, specialmente fra i cucinieri e fra gli allevatori di polli: Faraona vecchia, fa buon brodo. Purtroppo Cheope scelse la prima strada, e della suocera fece la Grande Mucca, imponendola così al rispetto di tutta la popolazione, ivi compresa la Corte. Ho detto purtroppo, e ve lo confermo: se ne accorse ben presto Cheope, al quale la moglie, ispirata dalla madre, cominciò a dare tante preoccupazioni quante non gliene dava l’intero regno. Capricci, follie, cose insensate: tutto quello che nasceva nella testa della figlia era ampliato ed anzi centuplicato dalla madre, la quale travasava nel cervello della giovane quello che, a sua volta. di pazzesco e di stupido nasceva nel suo.
Sulle prime il re cercò di contentare la moglie, rovinando quasi se stesso e il paese, per farle avere tutto quello che voleva. Messaggeri e mercanti furono inviati nei più lontani paesi conosciuti, per portare alla regina le cose più impensate, ministri, uomini saggi furono sacrificati alle sue antipatie, intere città distrutte e ricostruite altrove, azioni indegne furono compiute. Ma, svaniti i fumi dell’innamoramento, Cheope cominciò a comprendere il grosso errore compiuto, e decise di ribellarsi alle imposizioni delle due donne.