Madre di Cristo gloriosa e pura
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A MARIA VERGINE
per la peste del mcccxl
Madre di Cristo glorïosa e pura,
Vergine benedetta immaculata,
3Donna del ciel colonna alta e sicura;
Sacratissima ancilla incoronata
Da quella sapienza e primo amore
6Per cui dall’angel fusti annunzïata;
Tu se’ quel vaso in cui l’alto fattore
Assunse carne nella sua virtute
9Per tôr de’ nostri padri il primo errore:
Tu fosti nave e porto di salute
De’ santi padri e nostra vera guida,
12Per quelle grazie c’hai dal ciel avute:
Tu se’ colei a cui tanto si grida
Misericordia e dov’ogni uom ricorre;
15O felice colui che in te si fida!
I’ non saprei già mai tanto disporre
Quanto una favilletta del tuo lume
18Porrìa più degna laude e gloria tôrre.
Ma tu, Madonna onde ’l beato fiume
Di virtù di clemenza e caritade
21Esce per grazia sempre e per costume,
Ascolta me, se nella tua pietade
Esaüdisti mai un cuor contrito,
24E guarda al pianto mio pien d’umiltade.
Tu vedi ’l detestabile partito
Non dico pur di me ma della terra
27Che sempre il nome tuo ha riverito.
Vedi l’ira di Dio che l’arco afferra:
Misericordia, madre! or tu sostiene,
30Chè rimedio non c’è se lo disserra.
Ecco la tua città che a te ne viene,
Siena che sempr’è stata ancilla e serva:
33Deh, madre mia, or non te ne sovviene?
Clementissima donna, or tu riserva
L’ira del figliuol tuo ch’è sopra noi;
36Vedi quant’è pestifera et acerva.
Qui vinca i santi e casti preghi tuoi;
E sponta quest’orribile saetta,
39Per tua pietà; chè sai che far lo puoi.
O dolcissima madre alta e perfetta,
O santa avvocatrice onesta e pia;
42Misericordia, grazia, e non vendetta!
Qui si vedrà tua dolce melodìa
Dinanzi al tuo figliuolo e l’orazione,
45Qui fioriranno i preghi di Maria.
Ecco l’ancilla tua ch’è ginocchione
Dinanzi da’ tuoi piè nè può parlare;
48Tant’è il suo pianto dalla contrizione.
Tu sola se’ che lei puoi consolare,
Chè ben conosci quanto l’è mestiero;
51Tu la puoi ben soccorrere e aitare.
Non fu mai re sì dispietato e fero
Che non volgesse l’occhio a qualche grazia;
54Qual sarà dunque ’l tuo clemente impero?
Vedi la cruda morte che la strazia
Togliendo a poco a poco i suoi be’ membri
57E ’n divorarne non si vede sazia.
O reina del ciel, or ti rimembri
Che sempre l’hai difesa in ogni estremo
60Con la pietà che nel tuo cuore assembri.
O santissima madre, or che faremo?
Non c’è rimaso in terra altra speranza
63Se non nel gremio tuo, a chi giremo.
Tu se’ lo scudo nostro e la baldanza
Che ci difende dall’eterna spada
66E per cui ci è rimessa ogni fallanza.
Virgo, se amor dell’umiltà t’aggrada
Quando dicesti — Padre, ecco l’ancilla, —
69Fa’ che la voce mia giusta non cada.
Io te ne prego, e per quella scintilla
Del superno splendor la cui gran lampa
72La nostra morte in croce dipartilla,
Madre, tu ci difendi, tu ci scampa,
Tu ci ricopri sotto ’l ricco manto
75Dove nissun perisce e nullo inciampa.
Et io quel salmo benedetto e santo
Dirò con teco, grazïosa e pia,
78Coll’armonia del tuo piatoso canto.
— Magnifica il Signor l’anima mia,
E lo spirito mio esulteràe
81In Dio, salutar mio, come desìa.
Perchè respesse tanta umilitàe
Della sua vera ancilla, e tutta gente
84Però sempre beata mi diràe.
Onde mi fece lui, qual è possente,
Le magne cose e ’l santo nome eterno,
87Signor del cielo, padre onnipotente.
E sua misericordia in sempiterno
Di progenie in progenie a tutti noi
90Che seguiremo ’l santo suo governo.
Fece potenzia nel suo braccio; poi
Disperse voi superbi, ancor si vede,
93Del regno del cor suo; e guai a voi.
Depose po’ i potenti della sede,
E gli umili esaltò quanto convene;
96Come si mostra per esemplo e crede.
Gli esurïenti tutti empiè di bene;
E i ricchi del tesoro ha in van lassato,
99Che nel mondo hanno posto ogni sua spene.
Suscepit Israel anco, il suo nato,
Chè ricordò di sua misericordia,
102Come li padri nostri hanno parlato. —
Regina, te nemica di discordia
Mostri nel salmo tuo, s’io ben l’intendo,
105Amica d’umiltà pace e concordia.
Madre, più oltre troppo non mi stendo;
Però ch’io spero tu ci abbi esauditi
108Per la pietà che nel mio cor comprendo.
Pregoti ancor che tutti stiamo uniti
Noi cittadin; che, sanz’odiarci insieme,
111D’altronde siamo assai e ben puniti.
Amor mi stringe pur ch’io dica e preme
Della mia terra, poi che ’nferma giace:
114Che svelto ne veggia io ogni mal seme,
Sì ch’ella possa omai vivere in pace.
(Dalla stampa che ne fece G. Milanesi (Siena, Tipografia dall’Ancora, 1845). L’abbiamo raffrontata alla lezione che ne dà il Mai nel t. VIII dello Spicilegium Romanum, e Telesforo Bini nelle Rime e prose del buon secolo, cit.)