Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Lo stufarello Intestazione 14 gennaio 2024 75% Da definire

Er frutto de la predica Che ttempi!
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LO STUFARELLO.1

     Sto a spasso,2 grazziaddio, sto a spasso, Checco.
E inzin’ a ttanto c’averò er tigame3
De bbobba4 dar convento de le Dame
De Tor-de-Specchi, ho vvinto un terno a ssecco.5

     Che sserve? A la fatica io nun ciazzecco:6
Quasi è ppiù mmejjo de morì de fame.
E cquer fà ttutto l’anno er faleggname
Nun è vvita pe’ mmé: ppropio me secco.

     So’ stato mozzo, sempriscista, coco....
Ar fin de conti7 [poi] me so’ ddisciso
De capì cche un bèr gioco dura poco.

     Uhm, quer sempre reggina è un brutto ingergo:8
E nnemmanco annerebbe9 in paradiso
Pe’ nnun cantà in eterno er Tantummergo.

29 novembre 1834.

Note

  1. Stufarello è “colei che presto si annoia di tutto.„
  2. Sono disoccupato.
  3. Tegame.
  4. Minestra. [Ma in senso dispregiativo, come l’antico toscano boba e il moderno bobbia.]
  5. Terno, ad aumento del cui premio siasi mandata tutta quella parte di posta che importava la vincita dell’ambo, che resta nullo alla vittoria.
  6. Non ci azzecco: non ci sono adatto.
  7. Alla fine.
  8. [È un brutto gergo, un brutto discorso. Ed è nota la storiella di quel re che s’era stufato del sempre regina, e andava variando.]
  9. Andrei.