Lirica (Ariosto)/Appendice prima - Liriche dubbie/Capitoli/III. - Prologo del Formione di...

III. - Prologo del Formione di...

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III

Prologo del «Formione» di Terenzio

L’esempio degli ateniesi è oggi ripreso dal duca Ercole, il quale, promuovendo versioni di commedie antiche, mira all’educazione del suo popolo.

     Veduto ho, spectator, che necessario
è a ciaschedun che vòl viver corepto,
conoscere omni vizio al ben contrario;
     e perché ancor qualche uno è d’intellecto
5rozo, però gli antiqui ateniesi,
quali ebber veramente omni rispecto,
     a donar gli spectacul fuoro atesi,
e vòlser si mostrasse in proprie forme
i vizi da li qual son gli omin presi;
     10a ciò che que’ che segnan simil norme
non ingannino i buoni, e che piú presto
tolghinse dal lor viver sì diforme,
     e reduchinse al bene ed all’onesto,
veduto come a tucti è discoperto
15il lor male, il lor vivere, il lor gesto;
     perché in esso si vede scripto aperto
la condizione e i costumi di vechi,
di giovani e di gli omini; e v’è inserto
     e come il servo verso il patron pechi
20e ingannilo, e il costume del rufiano,
e di femmene ancor, s’in lor ti specchi;
     e mostrati il camino aperto e piano,
come fuggir da lor lusinghe possi
e far l’inganno del tuo servo vano.
     25Sendo da tal rispecto i roman mossi,
volendo simil cosa essi imitare,
e isforzarsi che alcuno al mondo fossi
     che si potesse a loro equiparare,
incomenzaro piú comedie nove
30all’usanza di Atene a recetare.

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     Ercul per questo al presente si move,
come quel che, amator del viver recto,
vòl che l’usanza antiqua si rinove;
     e se stato è per tempo negletto
35tale esercizio, or è gloria magiore;
redur quel vòle e ponvi onni su’ effetto,
     perché del popul suo è vero amatore,
come degno signore e singulare,
per dar di sé nel mondo fama e onore.
     40E queste tradur fa in stil vulgare,
a ciò i dotti ed indocti e tucte genti
possin gli antiqui esempli qui imparare.
     Però alle commedie state atenti,
ché n’averete tal consolazione
45e de qui partirete al fin contenti.
     El fratel di Cremete, Demifone,
peregrino in Sicilia n’era andato,
lassat’a Atene il figliolo Antifone.
     Cremete da nascosto avea menato
50in Lenno donna, e una figliola ha avuto,
e in Atene in un’altra è maritato.
     Questa era rica, e ben li dona aiuto;
ebbe un figliol, ché d’una citarista
amor lo strinse ed erane perduto.
     55Quella di Len(no), che la dimora ha vista
di Creme, venne a Atene, e si fu morta;
Creme andò in Lenno, né tal cosa ha (piú) vista.
     La giovenetta sola, saggia e acorta,
l’esequie preparando, fu previsa
60da Antifone, e grande amor li porta.
     L’opra del parasito quello advisa
come possa colei per donna tôrre,
che mai possa da lui essar devisa.
     Il patrono e il padre torna, e ognun corre
65in ira grande, e in vari modi pensa
come tal parentela possa stôrre.
     E trenta mine, posta l’ira immensa,
al parasito dàn, che quella toglie
quale in la citarista lui dispensa;

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     70e di Fedria il pensier a tutto scioglie;
come cognosce la figliola alora,
e sazia d’Antifon tucte su’ voglie;
     la commedia che viene a voi or fora
ognuno il Formicon la sòl chiamare,
75ed in tal nome si dirá a voi ancora.
     E se in pace starete ad ascoltare,
la commedia è di Terenzio africano;
di molti essempli porrete pigliare,
     che util sono al viver vostro umano.