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272 | appendice prima |
III
Prologo del «Formione» di Terenzio
L’esempio degli ateniesi è oggi ripreso dal duca Ercole, il quale, promuovendo versioni di commedie antiche, mira all’educazione del suo popolo.
Veduto ho, spectator, che necessario
è a ciaschedun che vòl viver corepto,
conoscere omni vizio al ben contrario;
e perché ancor qualche uno è d’intellecto
5rozo, però gli antiqui ateniesi,
quali ebber veramente omni rispecto,
a donar gli spectacul fuoro atesi,
e vòlser si mostrasse in proprie forme
i vizi da li qual son gli omin presi;
10a ciò che que’ che segnan simil norme
non ingannino i buoni, e che piú presto
tolghinse dal lor viver sì diforme,
e reduchinse al bene ed all’onesto,
veduto come a tucti è discoperto
15il lor male, il lor vivere, il lor gesto;
perché in esso si vede scripto aperto
la condizione e i costumi di vechi,
di giovani e di gli omini; e v’è inserto
e come il servo verso il patron pechi
20e ingannilo, e il costume del rufiano,
e di femmene ancor, s’in lor ti specchi;
e mostrati il camino aperto e piano,
come fuggir da lor lusinghe possi
e far l’inganno del tuo servo vano.
25Sendo da tal rispecto i roman mossi,
volendo simil cosa essi imitare,
e isforzarsi che alcuno al mondo fossi
che si potesse a loro equiparare,
incomenzaro piú comedie nove
30all’usanza di Atene a recetare.