Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/279


liriche dubbie 273

     Ercul per questo al presente si move,
come quel che, amator del viver recto,
vòl che l’usanza antiqua si rinove;
     e se stato è per tempo negletto
35tale esercizio, or è gloria magiore;
redur quel vòle e ponvi onni su’ effetto,
     perché del popul suo è vero amatore,
come degno signore e singulare,
per dar di sé nel mondo fama e onore.
     40E queste tradur fa in stil vulgare,
a ciò i dotti ed indocti e tucte genti
possin gli antiqui esempli qui imparare.
     Però alle commedie state atenti,
ché n’averete tal consolazione
45e de qui partirete al fin contenti.
     El fratel di Cremete, Demifone,
peregrino in Sicilia n’era andato,
lassat’a Atene il figliolo Antifone.
     Cremete da nascosto avea menato
50in Lenno donna, e una figliola ha avuto,
e in Atene in un’altra è maritato.
     Questa era rica, e ben li dona aiuto;
ebbe un figliol, ché d’una citarista
amor lo strinse ed erane perduto.
     55Quella di Len(no), che la dimora ha vista
di Creme, venne a Atene, e si fu morta;
Creme andò in Lenno, né tal cosa ha (piú) vista.
     La giovenetta sola, saggia e acorta,
l’esequie preparando, fu previsa
60da Antifone, e grande amor li porta.
     L’opra del parasito quello advisa
come possa colei per donna tôrre,
che mai possa da lui essar devisa.
     Il patrono e il padre torna, e ognun corre
65in ira grande, e in vari modi pensa
come tal parentela possa stôrre.
     E trenta mine, posta l’ira immensa,
al parasito dàn, che quella toglie
quale in la citarista lui dispensa;