Supponiamo che e siano tutte e due continue. Allora sarà:
e .
Ponendo:
,
si ha: . (1)
Con le stesse considerazioni si trova che:
, (2)
dove e sono delle quantità che tendono a zero con e .
Dalla formola che esprime il teorema della media, ricordando che a (1) e la (2) si deduce:
]]
(3)
Questa formola dice che la differenza , incrementato che la funzione subisce nel passare dal punto al punto è la somma di due quantità: la prima: che è nota, la seconda che è una quantità incognita ,infinitesima di ordine
[p. 275modifica]superiore rispetto a , perchè , come sappiamo, tendono a zero per . La prima quantità sarò detta differenziale della funzione e sarà indicata brevemente col simbolo
Possiamo dunque scrivere, quando l'incremento
della funzione si indichi con ,
.
Osserviamo che, se , è , ; e quindi
.
Analogamente il differenziale vale .
Il differenziale della funzione generale sarà dunque
.
Ne risulta confermato che e non sono (almeno secondo le definizioni qui poste)1quozienti di differenziali, ma veri e proprii simboli.
In modo analogo si pone per una funzione di più variabili la quale possegga derivata prima continue:
.
È evidente che l'analogia di questi ragionamenti e di queste definizioni con le corrispondenti proposizioni relative alle funzioni di una sola variabile. Nel caso attuale si è dovuto soltanto ammettere in più la continuità delle derivate prime della .
Note
↑Si potrebbero definire i differenziali parziali ; , e interpretare allora e come quozienti, i cui numeratori fossero , e i denominatori . Ma ciò porterebbe soltanto complicazioni.