Levia Gravia/Libro II/Roma o morte
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XXI.1
ROMA O MORTE
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Qual voce da i fatali
Tuoi colli, o Roma, un sacro eco rintona
D’editto consolar sopra le genti?
I sepolti immortali
5Luminosi di tutta la persona
Che sorgono a chiamar da i monumenti?
O madre alma, o parenti
Del popol nostro, in su ’l bimare lido,
Ovunque il sol d’itala vita accende
10A’ petti una scintilla,
Ogni man chiede l’armi al vostro grido,
Ogni cuor batte procelloso, splende
Di lacrime e furore ogni pupilla,
E gloria e morte ogni desio sfavilla.
15L’udí pria l’aspettante
Di Caprera leon: con un ruggito
Fiutando la battaglia alzò la testa,
E saltò fuor. Le sante
Ombre accorrendo al dittator romito
20Lo circondâr con rombo di tempesta.
E già l’inclita gesta
Prende ogni mente giovanil: chiamare
Novellamente pare
Giú da Marsala un lieto suon di tromba
25Sparso a gl’itali venti.
I pii vecchi lasciâr, le donne care;
E te Roma cercando od una tomba,
Tentan con man le piaghe ancora ardenti
Sotto il saio vermiglio, e van fidenti.
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Note
- ↑ [p. 396 modifica]Questo frammento fu pubblicato nel Don Chisciotte di Bologna, 2 giugno 1883, con tale nota della Direzione: [p. 397 modifica]“Questi versi li ho rubati in casa del poeta, fra alcuni suoi manoscritti giovanili. Furto domestico, qualificato per la persona, sette anni di reclusione, se Giosue mi denuncia! Ma per fortuna non lo farà. Oltre tutto, dopo Oberdank, non credo che egli abbia voglia di presentarsi al procuratore del re.„