Levia Gravia/Libro I/Per raccolta in morte di ricca e bella signora

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Libro I - Per raccolta in morte di ricca e bella signora
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VIII.

PER RACCOLTA

IN MORTE DI RICCA E BELLA SIGNORA


Sparsa la faccia bianca
De la fuggente vita,
Con la persona stanca
Abbandonarsi a l’ultima partita
Lei che sposa virginea
6Pur or ne arrise di beato amor;

Sentir com’angue gelida
E questa e quella mano;
Gli occhi mirar che vitrei
Orribilmente nuotano nel vano
Forse in cerca de i pargoli
12A lo sguardo nascosi ahi non al cor,

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De i pargoli che muti
Intorno al letto stanno
Rigando i volti arguti
Di lacrimette, ed il perché non sanno,
E come sogno i fervidi
18Baci materni penseranno un dí;

E intorno l’ombra stendersi
De la morte odïosa,
Mentre pur su ’l cadavere
Si lamenta con Dio la madre annosa
Ch’abbia a compor ne l’ ultima
24Pace chi a premer gli occhi suoi nutrí;

Deh quanta pièta! E pure
Dolori altri secreti
Conosco, altre sventure,
Che di solenni lacrime a’ poeti
Non chieggon pompa. Apritevi,
30De la miseria antri nefandi, a me.

E tu che in quelle fetide
Paglie mal sai celare
La nudità che informasi
Da l’ossa attratte e orribile si pare
Tra i pochi cenci luridi,
36Forma dolente umana, oh qual tu se’?

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Il secco occhio splendente
Con le pupille ignave,
Il sudor che di lente
Righe solca le tempia oscure e cave
E rappreso su l’umida
42Fronte il cinereo mal piovente crin,

E quel vermiglio lurido
Ne le saglienti gote,
Quel faticoso anelito
Da l’osseo petto cui la tosse scuote
Acre profonda ed arida,
48Quel sangue de la bocca in su i confin,

Annunzian, fere scorte,
La grande ora suprema.
Al passo de la morte
Niun la prepara? e niuno è che qui gema?
Ecco: un parvol si strascica
54Su quelle paglie, e chiede pur del pan;

E un infante co ’l rabido
Vagito de la fame
Contende, ansa, travagliasi
Co ’l viso macro, con le dita grame,
Intorno de l’esausta
60Poppa. Ella guarda, e a sé lo stringe in van.

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Lente cadon le braccia,
Il guardo le si vela,
E pia morte la faccia
De gli affamati suoi figli le cela.
Devoti essi a la livida
66Colpa ed al vorator morbo son già.

L’uomo, doman, che tolsela
Vergin bella e pudica,
Su ’l deforme cadavere
Darà un guardo tornando a la fatica
Usata. Ozio di piangere,
72Dritto d’amare il misero non ha.