Letture sopra la Commedia di Dante/Lettura prima/Lettera dedicatoria II

Seconda lettera dedicatoria

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Alla Reale Accademia della Crusca - Lettera dedicatoria I Orazione - Orazione


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LETTERA DEDICATORIA DELLA SECONDA EDIZIONE
(1562)
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AL MOLTO MAGNIFICO
M. GIUSEPPE BERNARDINI
GENTILUOMO E MERCANTE LUCCHESE
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La virtuosa e dolce conversazione, e i non manco dotto che belli e piacevoli ragionamenti avuti con voi, molto magnifico M. Giuseppe, quei pochi dì che voi dimoraste l’anno passato qui col nostro Lorenzo Pasquali, mi vi fecero oltre a modo e partigiano e affezionato, sì per quella sincerità di costumi che mi parve allor conoscere in voi, e sì perchè essendo rari quelli della vostra professione, che non abbino sempre la mente intenta al guadagno solo, giudicai cosa degna di maraviglia, che nelle stesse faccende voi non mancasse giamai di non spendere qualche parte del tempo negli studii o in qualche altro esercizio virtuoso; cosa per il vero, secondo l’opinione di voi altri mercanti, i quali usate dire che ella vuol tutto l’uomo, molto aliena da essa mercatura, ma degna di certo in chi sa fare l’una senza impedir l’altra, come voi, di non piccola lode, ma non già di non piccola maraviglia. Laonde nacque in me verso di voi una benevolenza tale, che io ho sempre di poi non solamente amatovi, ma desiderato di far noto a quei che non vi conoscono le onorate e rare qualità vostre. E ne aspettava di giorno in giorno e la [p. 8 modifica]materia e l’occasione, quando la fortuna, favorevole certo al mio disegno, mi pose avanti quello che io desiderava. Imperochè mostrandomi il nostro Pasquali (il quale se bene è ancor egli similmente mercante, stima ed ama tanto le virtù, che egli è stato per tal cagione messo nel numeto de’ nostri Accademici, e di poi non manco onoratovi che quegli che fanno professione solo di lettere) per una vostra lettera, quanto vi sarebbestato grato il poter vedere la lettura, che io faceva quest’anno nell’Accademia sopra il nostro divinissimo Dante; accadde, mentre che iocol vero gli mostrava che tal cosa era al tutto impossibile per non avere io scritte le tre lezioni che io aveva fatte sino a quell’ora. che Ser Lorenzo di Ser Giovanbatista Giordani, Cancelliere della nostra Accademia, amicissimo di amendue e molto familiare intrinseco mio, rispose: Questo non guasti, perchè io, mentre voi leggevate, ne ho raccolto una bozza, a la quale voi vi potete valere a commodo vostro, e tanto più avendosene a onorare uno spirito tanto nobile. e cittadino di quella terra, la quale fu già patria de’ miei antichi, innanzi che si venissero ad abitare in Firenze. Laonde fattola venire, e vedutola esser quale si diceva, acconciai quelle poche cose che mi occorsero. E scritte poi l’altre di mano in mano, le ho ridette tutte in uno corpo, e per contento di molti amici finalmente date a la stampa, indiritte e dedicate nientedimanco a voi solo, che di ciò fare mi siete stata prima cagione. Accettatele voi adunque con la solita sincerità dell’animo vostro, e con quella prontitudine e contentezza che io ve le indirizzo e ve le dedico. Ma non vi aspettata in esse gli ornamenti e i fiori della lingua, perchè io nel dettarle ho tenuto sì fissamente applicate l’animo a la esposizione e spianazione de’ concetti, che io non ho posto studio nè cura alcuna nè modi del dire, o nella bellezza delle parole; anzi familiarmente parlando, secondo che l’uso pur fiorentino, ho ragionato in quel modo stesso che io son solito tutto [p. 9 modifica]il giorno, e con gli amici massimamente, persuadendomi che a questo difetto abbia a supplire la maravigliosa grandezza dello stesso poeta che io ho esposto, e la benignità e umanità de’ lettori, che da una persona, occupatissima in quegli esercizii d’onde ella vive, nonverrebbe più che ella possa. Vivete felice.

Di Firenze, il primo giorno di luglio 1554.