Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XXIX

XXIX. Ad Anna Brighenti - Ad Ascoli

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XXVIII XXX
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XXIX.

AD ANNA BRIGHENTI

ad Ancona

8 Novembre (1831)

               Nina mia!

Il mio uccellino mi ha detto che sei inquieta con me, ma non ne hai ragione affatto, sai? Sono stata io l’ultima a scriverti, e dopo di quella io non ho avuto più tue lettere: onde chi di noi due deve lamentarsi?

Ma per far cessare i tuoi ingiusti lamenti vengo a chiederti cosa te ne pare di questo nuovo soggiorno, se ti senti più lieta che non eri poco fa, se l’altrui malignità ti lascia respirare un poco più liberamente, ed insieme con te e tuoi la mia cara amica? Io sono in gran desiderio di sapere la continuazione delle tue avventure, (dei successi di Marianna, i quali certo devono ben compensarla della invidia e della gelosia che essi destano. Tutti voi altri sapete bene quanta ammirazione cagioni il contegno vostro, e della mia amica in particolare, si raro a trovarsi tra gente della sua professione; tutti voi altri lo sapete, pure non posso fare a meno di dirvi che quasi ho sentito io medesima fare un elogio grande della eccellente educazione, della condotta irreprensibile e savissima, di tante doti di spirito e [p. 80 modifica]di cuore, dell’eccellente carattere della prima donna dell’opera di Ancona, senza dirvi poi nulla intorno alla sua bravura nel canto, di cui quello che parlava si mostrava contentissimo. Io non ti so. dire qual emozione mi cagionassero queste parole, quanto soavemente mi scendessero al cuore, che mi batteva più forte del solito nel sentire che la destinée ha renduto la sorte della mia amica assai felice, quando le ha concesso di far parlare di sè in questo modo. Se tu vedi questa cara giovane dille, dopo di averla baciata e ribaciata per me, che non mi mostri mai del malcontento o della noia: queste cose non sono per lei, ed io non le voglio sentire.

Naturalmente ti verrà voglia di sapere da chi ho sentito tale elogio, ed in verità io non l’ho sentito punto da lui medesimo, ma mi è stato riferito da uno che ha veduto Imogene, e che ne parla con entusiasmo. Hai conosciuto in Ancona Antici, il Conservatore delle Ipoteche? Il parlare ch’egli fa di Marianna in modo si lusinghiero mi fa credere che le si sia presentato, ed io lo voglio sapere da te precisamente.

Nina mia, come vanno i tuoi amori? Comer ti sta più in mente? Sei poi disposta a fare in Pisa la parte di Isoletta? Quanto t’invidio il passare che farai quest’inverno colà, in quell’aria deliziosa! Scrivimi presto, e di a Marianna che faccia lo stesso. Ah! tu sei partita senza ch’io ti abbia potuto vedere, non ti puoi mai immaginare con quanto mio dolore. Addio cara. Salutami i tuoi Genitori, e conserva per me una parte di quell’affetto che portavi a Comer, e ch’egli non si meritava. [p. 81 modifica]

Sabato andò in scena in Ancona il Mosè non so i nomi dei cantanti nè come possa essere che quest’opera debba durare solamente sette giorni.