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di cuore, dell’eccellente carattere della prima donna dell’opera di Ancona, senza dirvi poi nulla intorno alla sua bravura nel canto, di cui quello che parlava si mostrava contentissimo. Io non ti so. dire qual emozione mi cagionassero queste parole, quanto soavemente mi scendessero al cuore, che mi batteva più forte del solito nel sentire che la destinée ha renduto la sorte della mia amica assai felice, quando le ha concesso di far parlare di sè in questo modo. Se tu vedi questa cara giovane dille, dopo di averla baciata e ribaciata per me, che non mi mostri mai del malcontento o della noia: queste cose non sono per lei, ed io non le voglio sentire.

Naturalmente ti verrà voglia di sapere da chi ho sentito tale elogio, ed in verità io non l’ho sentito punto da lui medesimo, ma mi è stato riferito da uno che ha veduto Imogene, e che ne parla con entusiasmo. Hai conosciuto in Ancona Antici, il Conservatore delle Ipoteche? Il parlare ch’egli fa di Marianna in modo si lusinghiero mi fa credere che le si sia presentato, ed io lo voglio sapere da te precisamente.

Nina mia, come vanno i tuoi amori? Comer ti sta più in mente? Sei poi disposta a fare in Pisa la parte di Isoletta? Quanto t’invidio il passare che farai quest’inverno colà, in quell’aria deliziosa! Scrivimi presto, e di a Marianna che faccia lo stesso. Ah! tu sei partita senza ch’io ti abbia potuto vedere, non ti puoi mai immaginare con quanto mio dolore. Addio cara. Salutami i tuoi Genitori, e conserva per me una parte di quell’affetto che portavi a Comer, e ch’egli non si meritava.