Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XLVIII
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XLVIII.
ALLA STESSA
a Bologna
20 Febbraio (1834)
Marianna mia,
Ambedue in una volta ho ricevuto le tue ultime di Livorno: esse mi hanno consolato assai, chè mi hanno dato prova dell’amor tuo nei lamenti che mi facevi perch’io non ti scriveva. Ch’io possa disgustarmi teco, oh non lo creder mai, o cara; già sai in quanta venerazione ti tengo, e quanto cara cosa sei per me, cui mi è d’infinita dolcezza il pensare ogni momento, il baciare assai di sovente il tuo ritratto, il parlare con lui non potendo coll’originale, ma quello non mi risponde mai, e non mi ha detto mai una parola sola, per quanto io lo preghi a dirmi almeno se mi vuol bene.
Oh sono disgraziata assai!
Sommamente care mi sono state le buone nuove delle tue fatiche, le quali vado sempre via via leggendo nei fogli, con qual giubilo puoi bene immaginarlo. E vorrei che tu vedessi il cambiamento di colore e il palpito che mi assale quando vedo un nome amato, e leggo i suoi lieti successi; oh allora sono veramente felice. Ora però riposerai Marianna mia, e ne avrai bisogno davvero, ora almeno mi scriverai più sovente, e mi racconterai qualche cosa di te e della Venier come mi hai promesso, la quale Venier, sebbene tua parente, pare che ti abbia dato molto fastidio.
Io credeva bene che fossero frottole quelle cose che mi si scrissero sul conto tuo, ora poi ne son certa, e non dubitare che non le dirò ad alcuno; ma tu sii pur certa, Marianna mia, che il desiderio più ardente ch’io m’abbia è quello di sentirti felice e lieta.... nè parmi che per esserlo abbi preso una cattiva strada ora che mi dici esserti resa forte ed insensibile. Ed invero è gran tempo che non ho più nuove del tuo lato manco, e perchè il mio uccellino non mi parla più, io debbo crederti, e ti credo certo che non abbi più avuto nessun impegno serio, ma qualche amoretto, qualche sospiro.... possibile che non sospiri più ? E quel Salvi, lo hai poi riveduto a Pisa? poichè tu gli vuoi bene o gli hai voluto bene, sarà un bello e bravo giovine, a me però è molto antipatico il suo nome, come quello che mi ricorda un certo Basilio Salvi romano che aveva da fare con papà, il di cui carattere (leggendo le sue lettere) mi dava molta melanconia. E se questo tuo tenore è di Roma chi sa che non sia figlio di Basilio?
Vorrei sapere se hai veduto più Gustavo Romani, che hai conoscinto una volta in Toscana, e a cui tu piacesti assai; questo nome, vedi, mi è simpatico assai, e mi dà l’idea di un caro giovine.
Di a Nina che non pensi più a quel tale di Livorno, a quel Rochefort e che non pianga più, altrimenti ne soffriranno danno i suoi begli occhi, i quali io bacio con tutta la delicatezza possibile, ma con Nina sono inquieta assai assai, chè non posso contar più i giorni nei quali non mi ha più scritto. Non mi dici come hai trovato di salute la Regnoli, di quella sua delicata salute che fa tremare. Io vorrei sapere da te come le trovi adattato quel suo marito, e se non pare anche a te che siano due contrapposti, però credo che Regnoli sia un brav’uomo. ma essa aveva bisogno di un marito poco meno delicato di lei.
Cosa dici del matrimonio della Tosi? Io credo che se Lucchesi-Palli non fosse ricco, essa avrebbe fatto male a sposarlo, ma in sostanza io non so altro se non ch’egli è già marito della Berry, e se tu sai qualche cosa dimmela. E giusto a proposito di questo matrimonio saputo per via di giornali, andava pensando l’altro giorno, se mi accadesse di sapere nello stesso modo il matrimonio della Brighenti? Oh povero quel foglio che mi fosse capitato sotto le mani con quelle nuove! perchè non è vero ch’io non l’ho da sapere dai giornali ma da un’altra diletta persona? non è vero che sarebbe gran torto se quella non me lo avesse già annunziato, ed io non avessi potuto dirle, — cara, questa tua felicità è anche la mia, — non è vero tutto questo, Marianna mia? Ma poichè spero che così non succederà, io me ne sto quieta aspettando che tu mi scriva il nome di quello che tu renderai felice.
Addio, mia carissima. Sento tuttora vivissima l’emozione ed il palpito col quale mi son destata questa notte nel momento ch’io ti abbracciava, qui, in casa mia ove tu eri di passaggio, con quella tenerezza ineffabile con cui ti abbraccio e ti bacio in questo punto istesso. I miei saluti affettuosi a papà.