Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/CVI
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CVI.
ALLA STESSA
a Modena
1 Gennaio (1852)
Mia carissima,
Ho ricevuto ieri la tua carissima del 26 scorso dicembre e non ti so dire quanto abbia accresciuto le mie afflizioni; chè, io sono orrendamente afflitta come avrai veduto dal suggello, ma di me parlerò più tardi. Prima di tutto rispondo alla tua angosciosa lettera, la quale mi dipinge al vivo i tuoi guai, e questi mi affliggono e più mi affligge il non potervi portare rimedio alcuno. La sarebbe stata per noi una vera consolazione il potere esaudire la tua domanda; ma circostanze dolorosissime ce lo impediscono.
Per poter terminare liti fastidiosissime e di non poca importanza, abbiamo dovuto proprio nell’ottobre scorso venire ad accomodamento mediante lo sborso di parecchie migliaia di scudi, e accollarci pesi e debiti; poi si deve far la divisione o sia dare la sua parte di legittima al fratello maritato fuori di casa cui intanto si pagano i frutti; tutti motivi che ci costringono a molta attenzione nelle spese, e a non potere seguire i moti del proprio cuore che ci porterebbero a consolare gli amici nei loro bisogni. Triste cosa sono le liti, Marianna mia, e bisogna far di tutto per troncarle. se si vuole vivere qualche giorno di più, o almeno rassegnarsi a vivere finchè Iddio lo vuole. Il buon cuore e l’affezione verso vostro padre vi ha portate ad incaricarvi di pagare tutti i suoi debiti, ed inesperte come senza dubbio eravate dei fortunosisimi eventi delle liti, avete contato di vincerle e di soddisfare; poi le cose vi vanno male, e vi trovate fra Scilla e Cariddi. Oh, come io vi compiango, mie carissime! Ma, vi esorto quanto posso ad accomodare e ad uscire da uno stato cosi penoso ed incerto, e doloroso per tutti i conti. Sarò certo molto lieta se potrò sentire notizie di voi più consolanti, e sarà un balsamo alle mie grandi ed irreparabili disgrazie, il sapere le mie amiche alquanto più tranquille.
Ora sappi, Marianna mia, che la sera del 29 settembre passato, dopo poche ore di malattia, mori tra le mie braccia mio fratello Pietro, il solo ch’io avessi in casa.
Poi, il dì 8 dicembre è andata in paradiso la mia diletta Virginia, quella ch’era amata da me più che se fosse mia figlia.
Non ti dirò nulla del mio dolore, nulla della desolazione di mia sventurata famiglia. Le lagrime che ad ogni momento si spargono, attestano l’estensione della nostra angoscia. Pregate per noi, mie carissime, e pregate sopratutto per queste anime dilette, acciò Iddio dia loro luogo nel beato suo regno. A me pare tutto ciò un sogno, un’immaginazione di fantasia sconvolta; ma quando non vedo più Virginia, e quando mi trovo sola ..... sola per sempre! Oh! Pregate per me, mie carissime, per questa vostra infelicissima e sciagurata amica Paolina Leopardi.