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CVI.
ALLA STESSA
a Modena
1 Gennaio (1852)
Mia carissima,
Ho ricevuto ieri la tua carissima del 26 scorso dicembre e non ti so dire quanto abbia accresciuto le mie afflizioni; chè, io sono orrendamente afflitta come avrai veduto dal suggello, ma di me parlerò più tardi. Prima di tutto rispondo alla tua angosciosa lettera, la quale mi dipinge al vivo i tuoi guai, e questi mi affliggono e più mi affligge il non potervi portare rimedio alcuno. La sarebbe stata per noi una vera consolazione il potere esaudire la tua domanda; ma circostanze dolorosissime ce lo impediscono.
Per poter terminare liti fastidiosissime e di non poca importanza, abbiamo dovuto proprio nell’ottobre scorso venire ad accomodamento mediante lo sborso di parecchie migliaia di scudi, e accollarci pesi e debiti; poi si deve far la divisione o sia dare la sua parte di legittima al fratello maritato fuori di casa cui intanto si pagano i frutti; tutti motivi che ci costringono a molta attenzione nelle spese, e a non potere seguire i moti del proprio cuore che ci porterebbero a consolare gli amici nei loro bisogni. Triste cosa sono le liti, Marianna mia, e bisogna far di tutto per troncarle.