Lettere (Sarpi)/Vol. II/129 bis
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CXXIX.bis — (D’ignota direzione.)1
Non potei avere per lo spaccio passato le semenze di cavoli fiori, come io desideravo: ora le mando, insieme con l’istruzione dell’adoperarle. Le dirò di nuovo, ch’è stato eletto per ambasciatore costà, per dar cambio all’illustrissimo Foscarini, il cavaliere Giustiniano, che fu ambasciatore in Inghilterra; soggetto molto degno, qual tengo anco che sarà di molta soddisfazione.
Delle cose del mondo, che altrove sono in tanto movimento, noi non participiamo alcuna mutazione. Non furono mai le cose d’Italia più quiete di quello che al presente, nè noi siamo stati in maggior speranza di lunga pace di quel ch’adesso.
Io credo veramente, che l’orazione di monsieur di Bossize sia degna d’esser veduta, credendo anco insieme che le cose dette da lui e non scritte, siano le migliori, perchè è necessario tener segrete le più forti ragioni.
L’ambasciator nuovo per costì è uomo di molta capacità, prudente e savio, ma papista; e non per ignoranza, ma per elezione: onde merita tanto più esser guardato. Fra Paolo ha con lui corrispondenza pubblica, ma in segreto confidenza nessuna. Egli procurerà di aver conversazione con protestanti, con Casaubono, e con il signor ***; quali faranno bene aver pratica sua, ma con cauzione. Questo V.S. avviserà a monsieur De l’Isle.
Del duca di Savoia, facendo guerra, sia certa di buona corrispondenza e intelligenza; ma senza guerra, sicuramente vi mancherà. E questo V.S. tenga per sicuro e certo, chè viene di chi ne ha interna cognizione. Non stima tutti li denari del mondo; vuol paese.
Quanto al papa, quello che scrive V.S. aver dato disgusto al re, è verissimo; e abbia per certo, che è sempre di Spagna. La Repubblica un anno starà senza partito, e poi assisterà a chi tratterà fare un duca di Milano. Queste cose abbia per secrete. Io mi confermo di V.S. ec.
- Di Venezia, il 16 marzo 1610.
Note
- ↑ Trovasi nell’edizione di Ginevra ec., pag. 596. — Se alcuna lettera è nella nostra collezione di cui possa dubitarsi non essere scritta dal Sarpi, questa tra le siffatte è certo la principale. E ciò non tanto pel parlarsi di lui in terza persona, ma per la imprudenza dei prognostici o delle rivelazioni che nella fine si trovano. Manco male se ci avessero detto che una tal lettera venne deciferata, per essersene trovata la chiave!