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36 | lettere di fra paolo sarpi. |
CXXIX. — (D’ignota direzione.)1
Non potei avere per lo spaccio passato le semenze di cavoli fiori, come io desideravo: ora le mando, insieme con l’istruzione dell’adoperarle. Le dirò di nuovo, ch’è stato eletto per ambasciatore costà, per dar cambio all’illustrissimo Foscarini, il cavaliere Giustiniano, che fu ambasciatore in Inghilterra; soggetto molto degno, qual tengo anco che sarà di molta soddisfazione.
Delle cose del mondo, che altrove sono in tanto movimento, noi non participiamo alcuna mutazione. Non furono mai le cose d’Italia più quiete di quello che al presente, nè noi siamo stati in maggior speranza di lunga pace di quel ch’adesso.
Io credo veramente, che l’orazione di monsieur di Bossize sia degna d’esser veduta, credendo anco insieme che le cose dette da lui e non scritte, siano le migliori, perchè è necessario tener segrete le più forti ragioni.
L’ambasciator nuovo per costì è uomo di molta capacità, prudente e savio, ma papista; e non per ignoranza, ma per elezione: onde merita tanto più esser guardato. Fra Paolo ha con lui corrispondenza pubblica, ma in segreto confidenza nessuna. Egli
- ↑ Trovasi nell’edizione di Ginevra ec., pag. 596. — Se alcuna lettera è nella nostra collezione di cui possa dubitarsi non essere scritta dal Sarpi, questa tra le siffatte è certo la principale. E ciò non tanto pel parlarsi di lui in terza persona, ma per la imprudenza dei prognostici o delle rivelazioni che nella fine si trovano. Manco male se ci avessero detto che una tal lettera venne deciferata, per essersene trovata la chiave!