Lettere (Sarpi)/Vol. I/73

LXXIII. — Al nominato Rossi

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LXXIII. — Al nominato Rossi
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LXXIII. — Al nominato Rossi.1


   

Non resterei per qualsivoglia impedimento che io non rispondessi a V.S., almeno accusando la ricevuta delle sue lettere. Per la mia avrà inteso [p. 248 modifica]perchè non ebbe mai lettere allora. La macchinazione posta a segno contro la mia vita non è stata tanto di stima, quanto la fama porta; imperocchè, sebbene gli autori avevano deliberato risolutamente d’eseguirla, ebbero però incontro di molti impedimenti nell’effettuarla. Certo è che tutto è soggetto alla disposizione divina: sotto la quale anco sta se noi avremo la pace che pare mostrarsi, oppure la guerra. Di Germania non sentiamo maggiori turbolenze che prima, e le convenzioni di Matthias ed i popoli d’Austria sono più interpretate, che osservate. Si scrittura da ambe le parti, e si passa in querimonie.

I libri del signor Gillot e Bochelle2 non sono ancora giunti: li aspetto con desiderio. Mi sono rallegrato vedendo il catalogo di Francfort, dove quello del signor Bochelle è registrato in maniera, che bisogna sia comparso in quella fiera e distribuito. Qui s’aspetta un’opera del re d’Inghilterra, la quale darà, senza dubbio, molto da dire alle locuste ed al loro capitano.3 Siamo in mala occasione di tempi, attendendo a parlare quelli che potrebbono e dovrebbono far i fatti. V.S. mi ha fatto un gran favore partecipandomi il ragionamento fatto da lei con il signor di Biscace, e narrandomi le sue eccellenti qualità. Dubito che saremo fatti degni d’un soggetto così qualificato, perchè vedo che la parte delle locuste domina, se Dio non apre gli occhi ai ciechi volontari. [p. 249 modifica]

La raccolta di quelli che si sono esercitati a raccogliere gli avvenimenti del re, è opera buona; ma parlando di quelli che hanno narrato in orazione distesa, sono così simili, che sono un istesso. Pareva che si potesse desiderare da loro maggior amplificazione. Quello che l’ha digesta in versi pare che più sia accomodato, e l’elegia (a fol. 65), per la sua purità ed immagine d’antichità, mi pare che ecceda tutti gli altri. In questo, io dico che la forma è degna della materia; chè, quanto agli altri, la materia supera la forma d’assai.

Vidi il discorso de’ Benefizi di monsignor Gillot, che mi piacque molto, certificandomi, per quello che si servano in pratica costì, tutte quelle cose che gli scrittori francesi da molti anni in qua riferiscono de’ tempi loro. Il trattato della Libertà non è ancora giunto.

Per dirle qualche cosa di nuovo delle nostre, a Roma vi è qualche pensiero dell’armata turchesca; la quale, sebbene non sarà per fare una impresa reale, dà però timore che, favorita da qualche occasione, non faccia effetto considerabile. S’attende dagli Spagnuoli a provvedere i lidi di Calabria, e da’ preti ad opporsi con orazioni, perchè i denari sono destinati ad altre cose.4

La nuova de’ Gesuiti di Spagna non è venuta qua, ed è così notabile, ch’io voglio aspettare il secondo avviso per crederla; e se si verificherà, starò ancora sospeso, dubitando che sotto sia ascoso qualche mistero. [p. 250 modifica]

Non sarò più lungo; farò fine baciando le mani alli signori Gillot, Thou e Casaubono.

Di Venezia, il 26 maggio 1609.




Note

  1. Tra le pubblicate dal Bianchi-Giovini, pag. 172.
  2. L’edizione di Capolago ha qui, e poco appresso, Rochelle; ma noi crediamo parlarsi di quello scrittore medesimo del quale si è detto alla pag. 245, e che altri scrivono Bochel (Lorenzo) o Bouchel.
  3. “Il partito gesuitico e il papa.„ (Bianchi-Giovini.)
  4. A commento di queste parole, il Bianchi Giovini cita quelle della Lettera LXVII: “Il papa ha mandato 100 mila ducati a Napoli per comprar Stati;„ ed aggiunge: — a’ suoi nipoti, s’intende.