Lettere (Campanella)/LXI. Ad Urbano VIII
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LXI
Ad Urbano VIII
Dichiara che gli si creano ostacoli per impedire ch’egli possa mostrare la grande utilitá della riforma da lui fatta di tutte le scienze conformemente a’principi naturali e biblici; supplica d’invitare a Roma il Manso che vuole aiutarlo con le sue ricchezze ad istituire il collegio barberiniano; scongiura di guardare l’Ateismo trionfato; promette che tutto andrá di bene in meglio appena stampato il Reminiscentur.
Viene a Vostra Beatitudine il Commento della generosa elegia proemiale di Vostra Beatitudine, la quale col ristoro della poesia porta seco il ristoro di tutte le scienze appresso. Ho fatto il resto de’ Commenti e si potrebbeno stampare sendomi chiesti da tutte scole e librari e letterati, se i letteratelli ed invidiosi, i quai vorrebben che Vostra Beatitudine solo vedesse co’ sensi loro, non avesser posto primo in gelosia la prattica del vostro servo — murmurando come Simoni leprosi, — perché non conoscesse Vostra Beatitudine mai, come per il vostro servo Domenedio ristorò giá tutte le scienze secondo la natura e la Scrittura con mirabil utilitá; e poi soggionto ch’io non son tanto nelle dottrine quanto ero tenuto quando stavo al buio.
Per questo io cercai d’esser adoprato in Santo Officio, perché il mio liberatore facesse prova al mondo ch’il suo liberato è fonte, e non canale solamente, chi può parlar d’ogni cosa in pronto — sia detto per gloria di Dio e di Vostra Santitá e confusion della nequizia, come la santa scrittura, non che Plutarco, me ’l concede in questo caso — una giornata sempre cose nove, non che le scritte da tutti, come ancora tutta Europa confessa, leggendo i miei libri stampati e scritti con piú nome che pria, se non qua intorno al palazzo, dopo che dal buio della compassione uscii al chiaro dell’invidia statistica chi procura sia riferito a Vostra Beatitudine, bench’io dicessi e facessi miracoli, sempre meno. Non mente chi dice: Fugit potentum limina veritas etc.; e sempre mi travagliano in ciò fidáti, perché divenga co’ lamenti noioso a Vostra Beatitudine: e s’ella non fosse tutto occhi e tutto orecchie, come l’animal sacro d’Ezechiele, ante et retro, io sarei giá spento.
Quanto alle Censure che donai, veda non sia ingannata, perché son piú ch’io non dico: io vostro Zopiro solo, solo. Il mio libro contra ateisti prova efficacemente che Dio è, e la providenza, e l’immortalitá dell’anima; e la religion costar secondo la natura universale, non secondo l’arte di statisti: e fa frutto grande dove è ito. Vostra Beatitudine l’esamini, perché nullo scrittore dimostra tanto evidentemente. Dubito che si stampi di novo avanti che si riconci secondo la bulla di Vostra Beatitudine. La qual da alcuni per far danno a me, tanto tempo trattenendomi, è interpetrata contra Mosè, contra san Paolo, contra i padri e scolastici, e contra i concili e ’l ius naturale, con poco rispetto del senno altissimo di Vostra Beatitudine. Donai di ciò un foglietto all’eminentissimo Ginnetti. Supplico Vostra Beatitudine lo veda; e liberi questo libro per ben di veneti ed oltramontani e di tanti vacillanti chi me lo cercano instantissimamente. E ’l vostro servo sta scornato donec etc., oltre il danno, e per Vostra Beatitudine e per me.
Il marchese Manso napoletano, vecchio d’etá e dottrina, vuol venire a morir in Roma ed aiutarmi con le sue ricchezze — ché non ha figli né parenti — a far il collegio Barberino di tutti primi ingegni d’Europa. Ma senza il consenso di Vostra Beatitudine non vuol partire. Supplico mi dia licenza ch’io li scriva ch’a Vostra Beatitudine piace etc. E dir al signor Cardinal Ginnetti che faccia il breve della chiesa di regnicoli che m’è giá concessa. Da tutte parti d’Europa mi scriveno lodando Vostra Beatitudine in me suo liberato, e desiano questa academia per ristoro della religione e delle scienze. E questa è la via, per far caminar i zoppi, conciar prima le gambe; altrimenti, son vani i comandamenti che caminin bene e lascin le stanfelle di statisti: cosí il frumento cresceria sensa vedersi come.
Non diffidi Vostra Beatitudine per le dicerie: altre piú fûr fatte a sant’Agostino, Crisostomo, Atanasio, Geronimo, anzi a san Tomaso, non che a filosofi massimi, ed agli apostoli ed alla Sapienza incarnata di cui è vicario Vostra Beatitudine. La qual sol con mirar di buon occhio i suoi servi può mutar tutto in meglio, come vedrá stampato il Reminiscentur, contrastato da sofisti come ogni altro beneficio grande e l’Evangelio. «Intret in conspectu tuo oratio mea».
Dio li dona anni assai e prosperitá non a cose volgari etc. Cosí l’auguro e prego dall’Onnipotente oggi dí di san Michele, eletto (?) capitan generale del cielo e della terra.
[Roma, 29 settembre] 1631.
Zopiro non conosciuto prostrato a santi piedi.